Bambini, ipnosi e sogni ricorrenti: Donato Carrisi a Gallarate con il libro che ha rischiato di non vedere la luce

Lo scrittore, giornalista e regista è intervenuto al festival Duemilalibri con il suo "La casa dei silenzi"

Donato Carrisi ipnosi

Donato Carrisi si racconta al pubblico di Duemilalibri a Gallarate spiegando i perché che l’hanno portato a scrivere di ipnosi sogni e bambini. In chiusura chiede al pubblico «Vi ho inquietati?» e un «sì» fermo arriva da tutta Sala degli Arazzi.

“Per scrivere di ipnosi l’ho sperimentata”
«L’ipnosi non attecchiva su di me». Carrisi inizia raccontando il suo approccio alla pratica: una psicologa guidava la sua trans, e lui si sentiva pienamente cosciente e in possesso delle sue facoltà. Dopo una mezz’ora la dottoressa lo aveva svegliato. Aveva riassetto gli occhi ed
era cambiata la luce, non più giorno ne sera. Erano trascorse più di tre ore e lui non se ne era accorto.
L’autore riconosce oggi che «l’ipnosi non è perdita di conscio ma un acuirsi di alcuni sensi, si tratta di perdere le coordinate del mondo esterno e di trovare le proprie coordinate interne».

Il valore dei personaggi-bambini

Carrisi sceglie come soggetto i bambini perché sembrano semplici ma sono molto complessi. Il bimbo protagonista del libro sperimenta l’ipnosi, un’ipnosi difficile che mette a dura prova l’ipnotista Pietro Gerber a cui viene consigliato di aprire le porte che saprà poi chiudere, di aprire le porte convenienti da esplorare.
La penna dell’autore ha innegabilmente un legame con i personaggi infantili; n’è altro esempio La casa delle voci ove si legge che i bambini stanno cose che noi adulti non sappiamo perché «conservano il cordone ombelicale del mondo oscuro da cui noi proveniamo e siamo destinati alla fine della nostra vita».

L’autore infatti avvale la teoria per la quale i bambini imparano a parlare tardi perché devono dimenticare da dove vengono.. «se potessero parlare subito chi sa cosa ci svelerebbero» sorride.

Donato Carrisi ipnosi

Per i sogni ricorrenti “ho rischiato di mollare il libro”

Per alcuni i sogni ricorrenti esistono, siamo noi a credere che si ripetano, per altri è strano che un sogno si ripeta tutte le sere nello stesso modo dal momento che il sonno serve a ripulire la nostra mente e a fare un reset. Nel libro infatti Pietro Gerber vuole evitare che il sogno si manifesti anche all’esterno, che perda la dimensione irreale e che sia presente anche quando Matias, il bimbo sognatore, sia sveglio.

Matias ha infatti un sogno ricorrente. Lo stesso che ha messo a rischio la stesura del romanzo.
«Ho rischiato di mollare il libro» dal momento che la signora protagonista nel sogno ricorrente del triller stava diventando parte dei suoi giorni. Carrisi ammette «c’è stato un caso in cui ho pensato veramente di fermarmi».

Siamo disposti a credere a qualcosa che va oltre alla nostra esperienza empirica, materialista?

L’autore dice di non aver trovato prova assoluta che esista un aldilà e sostiene di non volerla trovare perché  «solo dal dubbio nascono le storie».
Per Carrisi è dovere di un artista percorrere diverse strade. Ammette di frequentare regolarmente sensitive e di leggere di tesi che potrebbero scomodare gli animi.

Intrattiene il pubblico narrando l’anomalia del 1988 quando si è verificata un’increspatura nello spazio-tempo che ha portato a una sdoppiatura della realtà per cui alcuni scienziati credono che siano oggigiorno presenti due dimensioni. L’autore ha individuato alcuni eventi che riconosce come “indizi”: un video girato da un professore del MIT ove un uomo attraversa una stanza con un libro in mano e nel nome dell’autore stampato sulla copertina cambia una lettera. Al termine del racconto chiede al pubblico «vi ho inquietati?», la risposta è «sì».

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Pubblicato il 13 Novembre 2024
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