Don Marco Casale, neo-pastore di Gavirate: insieme è più bello

In un mondo che spesso sembra frammentato, la visione di un parroco di comunità rappresenta un faro di luce, un richiamo a non perdere mai la speranza e a trovare la bellezza nelle relazioni umane

Generico 11 Nov 2024

Il progetto di comunità: fede, solidarietà e collaborazione. Don Marco Casale, dopo nove anni di servizio nella comunità pastorale Beato Don Carlo Gnocchi di Varese, ha assunto il ruolo di prevosto a Gavirate, dove guiderà quattro parrocchie e oltre 12.000 fedeli. Nel riflettere sul cambiamento, dichiara: «Ogni cambiamento porta con sé grandi attese e anche la necessità di ringraziare per quello che c’è stato prima. La sfida delle comunità pastorali è ancora tutta aperta. Si tratta di imparare a lavorare insieme perché lavorare insieme è un vantaggio che valorizza le ricchezze di ciascuna parrocchia. Mi auguro che anche a Gavirate possa esserci questa energia di dedizione al sociale su uno stesso territorio».

Domenica 13 ottobre, la Comunità Pastorale SS. Trinità di Gavirate, che riunisce le chiese di Gavirate, Comerio, Voltorre e Oltrona, ha dato il benvenuto al nuovo parroco, con una giornata di celebrazioni. Alla Santa Messa solenne nella chiesa parrocchiale di Gavirate, hanno presenziato, tra gli altri, il Vicario Episcopale di Varese, le autorità civili e militari di Gavirate e Comerio, e diverse associazioni. Questa è stata la prima occasione pubblica per conoscerlo.

Chi è Don Marco? Per rispondere a questa domanda, è utile “ascoltare” l’intervento di Massimo che lo conosce da molto tempo. «Caro Don Marco, per questa occasione siamo venuti dai Santi Martiri di Legnano, la parrocchia in cui, nel 1993, sei stato catapultato da giovane prete novello e dove sei rimasto per ben 10 anni. Ma no, non preoccuparti. Questa volta non dirò certo di tutte quelle volte in cui arrivavi in ritardo di messa perché ti fermavi in oratorio a giocare a pallone… Non dirò nemmeno che eri comodo con jeans e maglietta… Non dirò della tua famosa collezione di bomboniere in dono dai molti giovani accompagnati al matrimonio. Chissà poi perché, tra le tue preferite, c’era quella a forma di elefante… Non dirò di quando ti chiamavano Schumaker per la tua guida spericolata… Ti auguro di conservare la bontà d’animo e profondità di pensiero che ti hanno sempre contraddistinto».

Ma per sapere non solo le origini, ma anche la direzione, è molto interessante “ascoltare” le parole stesse che Don Marco ha rivolto alla sua comunità durante il suo discorso inaugurale, trasmesso in diretta su YouTube. Dopo il commento del Vangelo, ha risposto pubblicamente alle domande che gli sono state fatte nei primi giorni.

Come stai? Come ti trovi?
«Sto bene. Sono contento di essere qui con voi. Mi sento accolto con affetto. Mi sento voluto bene. Mi trovo bene in queste città ricche di fede, ricche di storia, ricche di bellezze naturali, con una bella storia civile di fede, di cui possiamo essere orgogliosi»

Sappiamo che tu hai una predilezione per i poveri, però ti ricorderai anche di noi, di tutti noi?
«Per me avere a cuore i poveri vuol dire avere a cuore tutti, non lasciare indietro nessuno. Tutti sono importanti, prediletti, amati, cercati, stimati, apprezzati, voluti bene. Per questo ho voluto incontrare anzitutto i piccoli nelle scuole materne e, nei prossimi giorni, inizierò la visita dei malati, degli infermi, di coloro che non escono di casa, perché anche loro sono i piccoli, i poveri di possibilità, e hanno bisogno di essere accompagnati per potersi muovere e quindi sono oggetto di particolare predilezione»

Cosa pensi di fare?
«Non lo so, non ho ricette, però metto a disposizione la mia esperienza, le mie capacità, quello che ho imparato a fare in questi anni. Il pastore dona la vita, e quindi anche questo è un modo di donare la vita. Per essere un po’ più precisi, voglio dire solo quattro cose veloci»

La trasmissione della fede
«Vorrò avere un’attenzione particolare alla ristrutturazione che faremo dell’oratorio di Gavirate, perché sia un cuore accogliente e formativo per le nuove generazioni, perché sia moderno, non alla moda, perché le mode passano, ma saper leggere come sono i ragazzi. Oggi è fondamentale metterci in ascolto. Dovranno aiutarci loro a dire come deve essere fatto il loro oratorio, il loro luogo di ritrovo, che sia ritagliato su di loro, non su noi ragazzi degli anni ’80, ma sui ragazzi di oggi. È importante anche che sia un luogo che General formi anche gli educatori, perché un luogo è fatto dall’edificio, ma soprattutto dalle persone che lo abitano e lo animano. Ma nella trasmissione della fede voglio mettere anche un soggetto fondamentale: le famiglie. Le famiglie oggi conoscono tante fragilità, tante sofferenze, ma rimangono il dono più prezioso di Dio e il luogo più prezioso per la trasmissione della fede e dei valori»

La carità e la povertà
«Dico solo una priorità: i pomeriggi in oratorio, i doposcuola. Noi abbiamo come punto di forza gli oratori estivi. Che bello sarebbe se ci fosse, durante tutto l’anno, dei momenti in cui i ragazzi possono stare in oratorio, in cui qualcuno si occupa di loro, li aiuta a fare i compiti, a consumare il pasto, a seguirli nel gioco. Cercheremo di farlo nel modo migliore possibile e nel modo più ampio possibile»

La gestione delle strutture
«Io ho intuito che, a Voltorre, c’è un bar che può diventare una bella risorsa per valorizzare tutti coloro che passano dal chiostro che c’è lì accanto. Ma vedo anche che abbiamo una canonica, una casa parrocchiale grandissima, e che abbiamo altre case parrocchiali non tutte occupate. Allora mi sono domandato: perché tutto questo spazio non possiamo valorizzarlo? Possiamo accogliere seminaristi che il seminario ancora ci offre, possiamo accogliere sacerdoti in un momento di fragilità della loro vita o del loro ministero, possiamo accogliere famiglie missionarie che si mettono a disposizione delle nostre comunità, possiamo accogliere famiglie temporaneamente in emergenza abitativa con un’accoglienza temporanea che prepara altre possibilità per loro. Certamente, ecco quello che ci guida è questa convinzione: non possono rimanere spazi vuoti, perché gli spazi sono un dono, un’opportunità, un impegno, una responsabilità. Tutti gli spazi devono essere valorizzati al meglio delle loro potenzialità per il bene comune»

Luoghi e proposte di incontro
«A me è venuta un’idea che ho già sperimentato negli anni scorsi: una sera, inizieremo il mercoledì sera d’Avvento per trovarci ad ascoltare la parola del Vangelo domenicale, per avere un momento di condivisione nella fede e un momento di fraternità. Occasioni di incontrarsi, di ascoltare la parola, di vivere la fraternità. Credo che tutti ne abbiamo bisogno. Ci manca il tempo, ma se le occasioni ci sono, il tempo lo troviamo. Il Signore ci doni di poterci incontrare in questi anni nel suo nome, nell’ascolto obbediente della sua parola».

In un mondo che spesso sembra frammentato, la visione di Don Marco di comunità parrocchiale rappresenta un faro di luce, un richiamo a non perdere mai la speranza e a trovare la bellezza nelle relazioni umane. È un invito a guardare oltre. Oltre le fedi, oltre i muri, oltre i confini, oltre le paure. Un invito a costruire insieme un futuro migliore, dove ogni piccolo gesto di amore e solidarietà possa contribuire a creare una società più unita e armoniosa.

«La povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo. Si misura sul grado di cultura e sulla funzione sociale. La distinzione in classi sociali non si può dunque fare sull’imponibile catastale, ma su valori culturali».
Don Lorenzo Milani.

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Pubblicato il 16 Novembre 2024
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Commenti

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  1. ccerfo
    Scritto da ccerfo

    Mi piacerebbe sapere quanti sono i frequentatori abituali delle chiese di Gavirate su 12000 abitanti…
    E poi, per favore, smettiamo di considerare i preti ‘guida’ delle parrocchie.
    Dagli anni ’60 (Concilio Vaticano II) il sacerdote riveste un ruolo anzitutto spirituale.
    Nei consigli pastorali parrocchiali il parroco sicuramente pronuncia l’ultima parola quando si parla di questioni di Fede. Ma su tutto il resto (e in qualunque parrocchia il resto non è trascurabile) conta quanto i laici che partecipano.
    Grazie

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