Fumogeni e cori in piazza a Varese contro il lockdown, in due a processo
Due fratelli sono accusati di essere gli istigatori di una manifestazione non autorizzata. Il difensore: “Non c'è la prova che loro fossero i capi"
«Li-ber-tà, li-ber-tà, li-ber-tà». Lo slogan veniva scandito a pieni polmoni ed era scritto anche sui manifesti contro il coprifuoco previsto nei vari DPCM governativi, che imponevano misure per evitare il diffondersi della pandemia (oltre 750 milioni di persone infettate nel mondo, di cui quasi 7 milioni di morti) e suscitavano l’opposizione di cittadini contrari a tali disposizioni (nella foto, un particolare di una manifestazione “no vax“ in piazza a Varese).
Quel giorno, il 26 aprile 2021, ci fu una manifestazione di piazza per opporsi a quelle regole, in particolare al coprifuoco in vigore dalle 22 alle 5 del mattino, con possibilità di uscire di casa solo in presenza di condizioni previste dalle norme stabilite dal Governo.
L’appuntamento coinvolse una ventina di persone, successivamente identificate dall’ufficio generale prevenzione e soccorso pubblico della polizia di Stato, osservate dalla Digos e filmate dalla polizia Scientifica. Si erano date appuntamento in piazza Montegrappa, il cuore pulsante di Varese, anche se in quel periodo un po’ meno affollato del solito per via delle misure di distanziamento sociale, che imponevano di non stare troppo a contatto con gli altri per timore di contrarre il Covid-19.
Per quella manifestazione, reputata non autorizzata, sono oggi a processo due fratelli, considerati tra gli organizzatori del ritrovo al quale era presente, anch’egli denunciato, uno dei personaggi di riferimento del movimento contro la dittatura sanitaria prima e “novax“ poi.
Restano in piedi le accuse rivolte ai due fratelli, difesi dall’avvocato del foro di Busto Arsizio Stefano Bettinelli, che contesta la formazione della prova a carico dei suoi assistiti: «Saranno stati presenti sul posto, come risulta dal riconoscimento operato dalle forze dell’ordine che hanno preso le loro generalità, ma come si può stabilire che fossero gli istigatori di quel ritrovo?», ha dichiarato il legale alla stampa a margine dell’udienza (che, per inciso, è stata rinviata alla tarda primavera del 2026).
Dunque, riavvolgendo il nastro di quella giornata di aprile del ’21, a vaccinazioni già avviate, il gruppo si era dato appuntamento nella centralissima piazza e avrebbe acceso fumogeni, esortando i presenti a unirsi alle loro proteste, durate peraltro «pochi minuti», come confermato da un sovrintendente di pubblica sicurezza ascoltato come testimone nel corso dell’udienza dinanzi al giudice monocratico Pannone.
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