Fornitura di gas domestico: la differenza tra voltura e subentro
La liberalizzazione ha portato nel corso degli anni all’aumento del numero di operatori e oggi gli utenti hanno la possibilità di scegliere fra moltissime proposte che si differenziano sotto vari aspetti
Da più di due decenni nel nostro Paese il mercato energetico è stato liberalizzato, sia per quanto riguarda l’energia elettrica sia per quanto concerne il gas domestico.
La liberalizzazione ha portato nel corso degli anni all’aumento del numero di operatori e oggi gli utenti hanno la possibilità di scegliere fra moltissime proposte che si differenziano sotto vari aspetti.
Come sovente accade, quando in un settore c’è molta concorrenza, non mancano i vantaggi per i consumatori finali, non soltanto perché i prezzi tendono ad abbassarsi, ma anche perché vengono proposti piani contrattuali diversi fra loro, tra i quali è possibile scegliere quello che meglio si attaglia alle proprie esigenze e ai propri desideri.
Non è certo un caso che, anche per le offerte gas casa, come per quelle di luce e telefonia, si trovino in Rete vari servizi di comparazione che aiutano il consumatore a scegliere con maggiore consapevolezza.
Peraltro, oggi, a differenza che in passato, qualora si decida di cambiare fornitore, lo si può fare in modo semplice, rapido e gratuito. Questa facilità nella variazione offre lo spunto per parlare di due procedure che possono sembrare simili, ma che non devono essere confuse tra loro: la voltura e il subentro.
Cos’è la voltura del gas?
Con l’espressione “voltura del gas” si fa riferimento a una procedura attraverso la quale si modifica il titolare di un contratto di fornitura del gas domestico. Quindi, per esempio, il contratto di fornitura in essere non sarà più intestato a Mario Rossi, ma a Enzo Bianchi.
Nella gran parte dei casi, richiede la voltura del gas la persona che si trasferisce in una nuova casa o in appartamento condominiale.
È opportuno ricordare che si può procedere con la voltura soltanto nel caso in cui il contatore del gas non sia stato disattivato (l’erogazione del gas quindi funziona normalmente).
Se invece il contatore del gas è stato disattivato, si dovrà ricorrere a un altro tipo di procedura, il subentro.
Uno dei vantaggi della voltura è che evita sia le spese di disattivazione che quelle di riattivazione. Per inciso, la disattivazione di un contatore potrebbe essere vantaggiosa se si prevede che la casa o l’appartamento in questione resteranno disabitati per un lungo periodo di tempo.
Per quanto riguarda le tempistiche, di norma occorrono circa 30 giorni perché la variazione si concretizzi. Per effettuarla ci si deve rivolgere al fornitore con cui è stato stipulato il contratto di fornitura.
Cos’è il subentro?
Quella del subentro è una procedura con la quale un utente chiede di riattivare un contatore che era stato disattivato. È una circostanza che può per esempio verificarsi quando si va ad abitare in una casa in affitto che era stata a lungo disabitata e per la quale il proprietario aveva chiesto la disattivazione del contatore.
Nella pratica, il subentro ripristina la fornitura di gas in un impianto che era già stato attivo. Per quanto riguarda le tempistiche, occorrono circa 10 giorni affinché il subentro diventi operativo.
Il subentro non deve essere confuso con l’allacciamento, la procedura con la quale si collega l’abitazione alla rete di distribuzione del gas. È il caso delle abitazioni nuove in cui non è ancora presente il contatore; le tempistiche per l’allaccio vanno dai 10 ai 60 giorni circa e l’ultima fase è l’attivazione del contratto di fornitura del gas.
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