Dylan si mette a nudo e “versa sangue sui solchi”
Un album triste ma splendido motivato anche dalla fine del suo matrimonio con la famosa Sara
Ed il 1975 si apre con un capolavoro. Bob Dylan era tornato alla Columbia, dopo due dischi con la Asylum, pare anche grazie a tale Ellen Bernstein che lavorava lì. Ma non era sposato con la mitica Sara, alla quale dedicherà una bella canzone su Desire? Sì, ma in realtà si erano separati a metà 1974: il divorzio arriverà dopo un paio di anni per problemi legali, ma questo è considerato a tutti gli effetti un “divorce album”.
Dylan molte volte lo smentì, ed altre volte, come nel live al Budokan, sembrò confermarlo, ma era un comportamento piuttosto normale per lui non essere particolarmente chiaro circa i propri pezzi. Comunque è un Dylan notevole che, salvo in pochi casi, abbandona il suo linguaggio criptico e si apre, quasi a versare il suo sangue nei solchi come indica metaforicamente il titolo. La registrazione fu piuttosto veloce, ma poi Bob decise di farla in altro modo e registrò nuovamente metà dei pezzi. Ne uscirono ovviamente molte outtakes che pubblicò poi su vari dischi. Il più completo fu “More Blood, More Tracks”, di cui esiste una versione semplificata, che è quella che ho accluso alla playlist. Prendo l’occasione per ricordare che alla fine di ogni articolo il link a YouTube non porta solo a un brano ma all’intero album.
Curiosità: l’album è tutto composto in accordatura Open D. Bob aveva sentito Paul Brady, un grandissimo della musica irlandese, suonare The Lakes Of Pontchartrain in questo modo e gli aveva chiesto di raggiungerlo a Londra dove avrebbe suonato. Pare che Paul glielo abbia insegnato proprio dicendo “devi mettere un dito qui e uno qui…” non senza un certo imbarazzo: era Bob Dylan!
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