Il confine tra la vita e l’oltre: la testimonianza di Francesca
Giovedì 6 marzo a Materia il racconto della storia vera di Francesca sul tema della pre morte con la presentazione del romanzo di Elisa Origi Il battito periodico delle palpebre appena uscito nelle librerie per Giacovelli editore

L’esperienza di pre-morte (in inglese Near-Death Experience, o più semplicemente NDE) è un fenomeno che attraversa i secoli ed è attestato in quasi tutte le civiltà umane. Testimonianze di persone che affermano di aver vissuto un’esperienza oltre la soglia della morte sono presenti nei racconti delle culture più antiche e nelle cronache moderne. Tuttavia, è solo a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, con l’avanzamento delle tecniche di rianimazione, che il numero di casi di NDE ha iniziato a crescere in modo significativo, suscitando un acceso dibattito tra medici, neuroscienziati, psichiatri e filosofi della mente.
Le esperienze di pre-morte sollevano domande fondamentali sulla natura della coscienza e sull’esistenza di una realtà oltre la vita fisica. I racconti di chi ha vissuto una NDE presentano spesso caratteristiche ricorrenti, documentate in pubblicazioni scientifiche come The Lancet e in numerosi studi accademici.
Giovedì 6 marzo se ne parlerà a Materia partendo dal romanzo di Elisa Origi Il battito periodico delle palpebre appena uscito nelle librerie per Giacovelli editore. L’autrice ha ricostruito una storia vera. «Dopo aver ascoltato il racconto di Francesca, mi sono trovata di fronte a una domanda inevitabile, una domanda che andava oltre la sua storia e le spiegazioni che insieme avevamo cercato di dare alla sua esperienza. Una domanda che meritava di essere posta in modo diretto: come fare a sapere che ciò che ha vissuto non è frutto della mente, messa alla prova dalle condizioni drammatiche attraversate? Da dove trae la sua incrollabile certezza di aver visto qualcosa che appartiene all’Oltre?
La sua risposta è stata immediata e profonda: non ha mai avuto un vero dubbio. Se da un lato la razionalità l’ha spinta a interrogarsi con un approccio scientifico, dall’altro, nella profondità della sua consapevolezza, sapeva di non aver immaginato nulla. “L’amore che proviamo per le persone a noi più care non si misura con la ragione, lo sappiamo e basta” ha spiegato Francesca, evidenziando come la sua esperienza fosse caratterizzata da una qualità immersiva straordinaria, con sensazioni così intense da superare la semplice percezione sensoriale».
Una storia dai tanti risvolti che Elisa Origi presenta con delicatezza. «Uno degli elementi più sorprendenti del suo racconto è la nitidezza e la permanenza delle immagini e delle emozioni vissute. “I sogni si dissolvono, ma quelle visioni sono ancora oggi più vivide della realtà” ha raccontato. Ha descritto la perdita dei confini corporei, la sensazione di essere parte di un Tutto, di sperimentare l’infinità. “Non ho avuto bisogno di rielaborare, sistematizzare, ricordare. Tutto quello che ho vissuto è ancora fulgido dentro di me” ha affermato, lasciando trasparire una certezza incrollabile».
Un viaggio nella ricerca della verità
L’interesse per esperienze di premorte e visioni dell’aldilà ha portato l’autrice di questa testimonianza a un lungo percorso di studio e approfondimento. Dopo la perdita del padre, ha deciso di indagare seriamente il fenomeno, partendo da testi scientifici e opere di esperti del settore. Un libro in particolare ha segnato il suo cammino: Milioni di farfalle di Eben Alexander, neurologo di Harvard che ha vissuto un’esperienza simile a quella di Francesca. La lettura di questo volume è stata una svolta: un medico, esperto delle neuroscienze, aveva descritto qualcosa di incredibilmente simile alle testimonianze raccolte.
Col tempo, sono seguite interviste, video racconti e incontri con persone che avevano vissuto esperienze simili. Una di queste è stata proprio Francesca, la cui storia ha toccato profondamente il pubblico, portando conforto e speranza a molti. “Non è il pensarci eterni a darci consolazione, ma il saperci amati da sempre e per sempre” ha osservato l’autrice, sottolineando come il messaggio di Francesca fosse chiaro: “lassù qualcuno ci ama”.
Un segno del destino?
Il percorso che ha portato alla stesura del libro su Francesca è stato segnato da eventi che sfuggono alla logica. Dopo aver letto il libro di Eben Alexander, l’autrice lo ha inspiegabilmente dimenticato, fino a convincersi di non averlo mai letto. Solo sfogliando nuovamente le sue pagine, si è resa conto che quel testo l’aveva già accompagnata nel suo percorso.
Nel frattempo, anche Francesca aveva ricevuto un segno particolare. Un uomo solitario, conosciuto per vagare con uno zaino carico di pietre sulle spalle, entrò nel negozio in cui lavorava e le donò un libro. Era proprio Milioni di farfalle. Un gesto senza spiegazione apparente, un filo invisibile che sembrava connettere i loro destini.
Tre mesi dopo, l’autrice ha scritto a Francesca, proponendole di raccontare la sua storia in un libro. Quel messaggio è stato l’inizio di un nuovo viaggio, un viaggio che ha portato a questo racconto. Una storia che non cerca di convincere, ma di offrire una testimonianza. Perché, come dice Francesca, “tutto quello che ho vissuto è ancora fulgido dentro di me. E lì resterà per sempre”.
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Una video intervista di 5 anni fa
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