Papa Francesco, l’uomo delle prime volte: storie, scelte e la domanda che ci lascia

La scomparsa di Papa Francesco, il 21 aprile 2025, ha commosso il mondo intero. Non solo per il vuoto lasciato da un Pontefice innovatore, ma per la figura umana che si era distinta fin dal primo istante del suo pontificato. Fu lui, Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa proveniente dalle Americhe, il primo gesuita a salire al soglio di Pietro, il primo a scegliere il nome Francesco, un nome carico di umiltà, povertà e pace. Una scelta che, già da sola, raccontava il suo progetto: una Chiesa vicina agli ultimi.
Anche le sue ultime volontà hanno rispecchiato questa visione. Francesco ha chiesto funerali semplici, sobri, evitando solenni celebrazioni fuori misura. E ha voluto essere sepolto non nelle tradizionali Grotte Vaticane, ma in una tomba comune, senza monumenti sontuosi, come aveva chiesto anche il suo amato San Francesco d’Assisi. Per capire davvero chi è stato Papa Francesco, forse vale la pena partire da alcune storie meno conosciute, ma profondamente rivelatrici.
Il portiere di discoteca
Prima ancora di sognare l’abito talare, Jorge Mario Bergoglio si mise a servizio delle persone in modo concreto: lavorando come portiere in una discoteca di Buenos Aires.
Era poco più che ventenne e, come racconterà molti anni dopo, osservava le debolezze e le solitudini dietro il sorriso di chi varcava quella porta. Imparò a non giudicare mai a prima vista e a riconoscere la nostalgia di felicità nascosta in ogni volto. «Bisogna saper ascoltare anche il rumore del cuore degli altri», avrebbe detto poi.
La rinuncia alla televisione
Nel 1990, una promessa personale cambiò per sempre il suo rapporto con i media: smise completamente di guardare la televisione, in segno di devozione alla Virgen del Carmen. Da allora, neanche da Papa, cedette alla tentazione dello schermo. Non vide mai neppure la propria elezione trasmessa in mondovisione. Nel 2022, quando l’Argentina vinse i Mondiali di calcio, non guardò la finale: una Guardia Svizzera gli raccontò i rigori. Quel distacco volontario non
fu isolamento, ma un modo per rimanere ancorato alla realtà quotidiana e alle persone, senza farsi catturare dalle immagini.
Il Papa che non tornò mai in Argentina
Paradossalmente, il primo Papa argentino non tornò mai a visitare la sua patria. Non per mancanza d’amore: il rischio era diventare involontariamente un simbolo di parte in una società politica frammentata. Con grande sofferenza personale, Francesco scelse di non tornare a casa, mettendo il bene della Chiesa e della comunità sopra al proprio desiderio. «Un pastore deve saper stare lontano, se serve», disse una volta. Una lezione di distacco e responsabilità che pochi hanno colto fino in fondo.
Il mate, rito di comunione
Se c’era una cosa dell’Argentina a cui Papa Francesco non rinunciava, era il mate, l’infuso amaro che si beve condividendolo tra amici. Anche da Pontefice, il mate gli veniva spedito regolarmente dall’Argentina e veniva spesso visto bere dalla tradizionale bombilla. Per lui non era solo una bevanda: era il simbolo della comunità, dell’incontro semplice e senza barriere, dell’amicizia che si rinnova ogni giorno con un gesto piccolo ma carico di senso.
“La Strada” di Fellini: il film che gli parlava all’anima
Non è un caso che il suo film del cuore fosse La Strada di Federico Fellini. Amava la figura fragile e resiliente di Gelsomina, interpretata da Giulietta Masina: «Una creatura che rappresenta la speranza nella purezza, anche quando tutto attorno sembra perso», spiegava. Quel film, visto da giovane, rimase inciso nella sua memoria come una parabola moderna: la santità nascosta negli umili, la sofferenza che si trasforma in salvezza silenziosa. Accanto a Fellini, ammirava anche Rossellini e Il pranzo di Babette, altre storie di grazia vissuta nel quotidiano.
Un uomo che ha cambiato il papato
Papa Francesco ha incarnato un cambiamento che andava oltre la dottrina: uno stile nuovo, diretto, capace di accogliere senza sconti e senza sfarzo. Le sue scelte, dal nome al modo di vivere, fino alle ultime volontà, parlano della coerenza di un uomo che ha fatto della semplicità il vero segno della sua forza. Come il santo di Assisi, al quale si è ispirato fin dal primo giorno, ha insegnato che la grandezza sta nella vicinanza, nella misericordia, nel non aver paura della fragilità. Ora che il suo viaggio terreno si è concluso, il suo esempio resta, più che mai, una strada aperta da percorrere.
Forse il Papa di cui c’era bisogno dopo Benedetto XVI. Ma oggi, di che Papa abbiamo
bisogno?
Papa Francesco è stato il Pontefice necessario dopo Benedetto XVI. Se quest’ultimo aveva incarnato la fede della mente, il teologo che dialogava con la modernità cercando rigore e profondità, Francesco ha riportato il cuore al centro del Vangelo: la misericordia, la tenerezza, le periferie. Uno ha parlato alla testa. L’altro al cuore. E oggi?
Oggi viviamo tempi più turbolenti e più liquidi. Un’umanità sfinita da crisi che si susseguono, dalla pandemia al clima, dalla guerra alla solitudine digitale, sembra aver bisogno di un nuovo tipo di guida. Forse oggi abbiamo bisogno di un Papa che unisca mente e cuore. Un pontefice che sappia navigare l’ambiguità, parlare ai giovani e agli ultimi, affrontare i temi etici più complessi senza scomuniche né scorciatoie. Un Papa del discernimento. Che non cerchi il consenso, ma la verità, anche quando fa male. Che accompagni, senza imporsi. Che sappia ricomporre le fratture, con
coraggio e silenzio attivo. Il prossimo Papa non dovrà essere un nuovo Francesco. Ma dovrà, forse, completarne l’intuizione: una Chiesa che cammina con il mondo, ma sa ancora indicare una direzione.
“Nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti. E questo Gesù lo dice chiaramente quando manda gli apostoli a invitare al banchetto di quell’uomo che lo aveva preparato, dice: ‘Andate e portate tutti, giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori: tutti, tutti, tutti'” Papa Francesco.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
PaoloFilterfree su Vannacci a Varese, sala gremita per il suo attacco frontale: “Von der Leyen? Sembra viva”
Castegnatese ora Insu su Raid vandalico nella tensostruttura di Castronno: rubati i palloni e divelti gli estintori
Bruno Paolillo su Varese e la crisi del commercio: interviene anche Paolo Ambrosetti tra dati allarmanti e la replica del Comune
GrandeFratello su Arrivano i treni Varese-Milano Centrale. Ma solo per due giorni
Massimo Macchi su Tarip, le prime fatture fanno discutere. Coinger: "Una rivoluzione culturale"
PaGi su Si è ribaltato un altro grosso tir, traffico in tilt tra Somma Lombardo e Malpensa lungo la via Giusti
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.