Malattie silenziose e invasive: al Centro Beccaria puoi scoprirle prima con una risonanza Whole body
È una tecnologia sicura e precisa che, con un’equipe esperta, indaga tutto il corpo fino al più piccolo dettaglio, così da ottenere una fotografia completa del proprio stato di salute

La prevenzione è il vero futuro della medicina e, tra le tecnologie più promettenti per realizzarla, c’è la risonanza magnetica Whole Body (Whole Body DWI).
Il dottor Mario Petrillo, medico specializzato in Radiologia Medica ed Interventistica ci racconta come la tecnologia sofisticata è il miglior alleato nella prevenzione. Lo incontriamo al Centro Beccaria di Varese dove riceve giovedì, venerdì e sabato.
Cos’è la risonanza magnetica e come funziona?
«La risonanza magnetica – spiega il dott. Petrillo – è una tecnologia che consente di studiare il corpo umano nella sua composizione tissutale, senza l’uso di radiazioni ionizzanti. Funziona grazie all’interazione tra onde elettromagnetiche e le molecole d’acqua presenti nel corpo. Andiamo selettivamente a studiare il grasso, i muscoli, i tessuti, ed è possibile farlo attraverso l’interazione delle frequenze elettromagnetiche con l’idrogeno e l’acqua presente nella stragrande maggioranza del corpo umano. Attraverso un impulso di radiogrequenza i protoni dell’idrogeno sono “spostati” dall’allineamento che raggiungono nel campo magnetico statico della Risonanza Magnetica e durante la fase di riallineamento che segue immediatamente, viene restituito un segnale, che captato da bobine, è poi trasformato in impulso digitale e in ultimo in immagini dettagliatissime».
A differenza della TAC, che utilizza radiazioni ionizzanti e valuta la densità elettronica e la composizione dei tessuti, la risonanza magnetica fornisce immagini basate sul comportamento dei protoni dell’idrogeno che sono presenti nell’acqua nei tessuti , pur risultando le immagini finali dipendenti dal grasso, dai legami chimici e dai parametri di sequenza scelti. Questo consente di identificare, con estrema sensibilità e accuratezza, alterazioni anche minime. Per questo si parla di basso impatto biologico, importante soprattutto se gli esami devono essere ripetuti più volte nel tempo. Ad esempio nei pazienti oncologici che devono sottoporsi, nel percorso verso la guarigione, a diversi controlli.
Dalla diagnosi alla prevenzione
«La Whole Body è nata in ambito oncologico – continua Petrillo – per studiare pazienti con metastasi, come nei linfomi o nei tumori alla prostata e alla mammella. Ma, con il tempo, si è valutata la possibilità di esplorare con la stessa tecnica un potenziale ruolo nella prevenzione avanzata, definendo progressivamente lo spazio di azione per uno strumento di screening pan-esplorante il cui uso fosse estremamente personalizzato per l’impiego nella popolazione sana».
La risonanza Whole Body DWI permette di ottenere una “mappa” dettagliata di tutto il corpo, dal cervello, in alcuni casi, fino alla punta dei piedi, individuando eventuali anomalie in fase molto precoce: «Oggi possiamo rilevare lesioni anche di pochi millimetri negli organi solidi, con grande precisione e sicurezza».
Oltre che nell’identificazione precoce dei tumori, La RM Whole Body è particolarmente efficace nella diagnosi di malattie infiammatorie e degenerative. O nel monitoraggio di condizioni preesistenti come in pazienti con familiarità per determinate patologie o con condizioni croniche.
A differenza di un’ecografia, che registra differenze interosservatore e intraosservatore, cioè a seconda di chi la guarda e nella posizione in cui si guarda, questa tecnologia restituisce un dettaglio molto preciso e univoco: « La Whole Body fornisce immagini particolari, perché sono ricchissime di dettagli, e mostra tutte le zone del corpo dove ci possono essere delle aree di alterata mobilità dell’acqua, indice si anomalie. Occorre, comunque, un occhio esperto perchè ci sono dei limiti che sono codificati, ma i risultati ottenuti rendono una fotografia molto precisa e dettagliata».
È una tecnologia molto sofisticata e poco diffusa: «In una sola indagine – osserva il radiologo – si ricavano molteplici dati su tutti i distretti anatomici che forniscono ai medici informazioni approfondite. Al Centro Beccaria è l’equipe multidisciplinare che valuta il referto definendo collegialmente la presa in carico al fine di definire un’ indagine personalizzata ».
Chi dovrebbe farla e quando?
Scegliere di affidarsi a un centro altamente specializzato come il Beccaria è un investimento importante sul fronte della prevenzione e della diagnosi precoce sia in termini di aspettative di vita sia di costi sanitari: «Un primo esame può avere senso dopo i 35 anni – suggerisce il dott. Petrillo – ma è dai 50 in poi che, statisticamente, aumentano i rischi di sviluppare patologie oncologiche. L’intervallo consigliato, in assenza di anomalie, è di due o tre anni ed in ogni caso è altamente personalizzato. In caso di reperti sospetti, ovviamente il percorso cambia attraverso l’implementazione con studi di approfondimento di reperti incidentali che necessitano percorsi specifici».
L’attenzione alla propria salute può motivare il ricorso ad una tecnologia così sofisticata ma c’è un limite. Il dottor Petrillo mette in guardia sull’effetto “boomerang”: «Il rischio è di trovare molte lesioni incidentali, ovvero anomalie che non danno sintomi e spesso sono benigne. Per questo è fondamentale accompagnare l’esame con una corretta interpretazione e comunicazione dei risultati in maniera multidisciplinare e con una presa in carico del paziente globale, così come garantisce il Centro Beccaria».
Oggi, la risonanza Whole Body DWI rappresenta un’opportunità concreta per trasformare la prevenzione da concetto astratto a strumento efficace, personalizzato e sostenibile. Un investimento economico importante ma dalle ricadute inestimabili per la tutela della propria salute.
Un’indagine per chi desidera regalarsi l’opportunità di conoscere davvero il proprio corpo, in tempo utile per proteggerlo.
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