Il viaggio di Capossela: tra le ombre del Vittoriale e le luci della poesia
Il tour “Con i tasti che ci abbiamo" prende il via il 25 luglio dalla celebre residenza di Gabriele D'Annunzio a Gardone Riviera. Un altro viaggio significativo per il cantautore nato ad Hannover

C’è un fuoco che brucia nelle poesie di Vinicio Capossela. Sì, poesia prima ancora che canzoni, con le note che si staccano dagli spartiti come lingue di fuoco nei falò in spiaggia d’estate.
Capossela il fuoco ce lo ha dentro, lo porta con se in questo giro questo tour estivo che ha qualcosa di mistico, sembra un pellegrinaggio sonoro, un attraversamento dell’anima lungo le ferite e le meraviglie di questo Paese che, nonostante tutto, rimane bello. (foto R. Della Pace)
Il 25 luglio, il viaggio fa tappa al Vittoriale degli Italiani, a Gardone Riviera. E non è una data qualsiasi: è una liturgia laica in un luogo che trasuda eccesso, memoria, poesia, retorica e follia.
Una specie di teatro dell’assurdo costruito da Gabriele d’Annunzio e oggi perfetta scenografia per un artista come Capossela, che da sempre gioca con i simboli, con i tempi storti, con i baratri della storia e della bellezza.
Sarà il palco dell’Anfiteatro del Vittoriale, in riva al lago, a ospitare il nuovo spettacolo intitolato “Con i tasti che ci abbiamo – Tredici canzoni urgenti”, tratto dall’omonimo disco pubblicato nel 2023.
Un’opera che è più di un album: è un manifesto dell’inquietudine contemporanea, un canto civile che prende forma dalla fragilità e dalla rabbia, dalla disillusione e dalla voglia di riscatto.
Vinicio non sale sul palco per suonare canzoni. Lo fa per evocare spiriti, ricordi, parole dimenticate. E ci mette di tutto in quei pezzi che sono, come per tutti noi, frutto delle influenze che lo hanno attraversato, con l’unica differenza che lui è in grado di metterle in musica, regalandoci opere emozionanti. Quindi tra le sue dita ecco apparire De André, Kafka, Paolo Poli e i cantastorie, il folklore balcanico e la protesta urbana. C’è spazio per il grammelot e per l’urlo, per la danza scomposta e per la carezza, tutto ad un ritmo quasi sovrumano.
E in uno spazio come il Vittoriale – dove ogni pietra è un palcoscenico, ogni silenzio una voce – il concerto diventa un rito. Uno di quelli che, una volta vissuti, ti restano dentro per anni.
Ma il Vittoriale è solo una delle stazioni di questa lunga “estate caposseliana”. Un viaggio che attraversa teatri di pietra, ville storiche, marine, anfiteatri.
Date scelte con cura, quasi a voler trovare ogni volta un luogo che possa dialogare con le canzoni. Non un tour da calendario, ma un itinerario sentimentale.
E così, dopo il 25 a Gardone, Capossela porterà il suo spettacolo per altre importantissime date:
il 27 luglio a Roma, Auditorium Parco della Musica – per dare voce alle urgenze nel cuore della Capitale
il 31 luglio a Porto Recanati, con il palco affacciato sul mare, come in un romanzo di Consolo
il 4 agosto a Locorotondo, in Puglia, tra i trulli e le cicale
il 6 agosto a Palermo, nella magica atmosfera del Teatro di Verdura
il 7 agosto a Zafferana Etnea, alle pendici dell’Etna, dove la lava sembra dialogare con il piano
e poi ancora Sarzana, Matera, Asti, Brescia… fino a settembre inoltrato, quando il tour si chiuderà con un ultimo brindisi al cielo, forse malinconico, ma mai rassegnato.
Perché Capossela non è mai stato un cantautore da ascolto passivo. Nei suoi concerti si ride e si pensa, si balla e si resta immobili, si beve e si riflette. È un artista che ha fatto della contaminazione uno stile e dell’impegno una scelta di campo. Ma sempre con ironia, sempre con un sorriso che spiazza.
“Con i tasti che ci abbiamo” non è solo un titolo: è una dichiarazione d’intenti.
Ci ricorda che, nel mondo stonato in cui viviamo, possiamo ancora suonare qualcosa di vero.
Che con gli strumenti che abbiamo – pochi, rotti, storti – possiamo provare a dire, a raccontare, a stare insieme. Magari su una sedia scomoda, sotto un cielo che minaccia pioggia, ma con la pelle pronta a vibrare.
E allora sì, magari il 25 luglio, tra le fronde del Vittoriale, mentre il lago riflette le luci del palco e la voce di Vinicio si arrampica sulle colline, qualcosa succederà. Qualcosa di irripetibile, come sempre nei suoi concerti. Qualcosa che non si può spiegare. Ma si può vivere. E chi ci sarà, lo saprà.
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