Neri Marcorè sfida il freddo e scalda il pubblico alla XIV Cappella del Sacro Monte
Tutto esaurito per il secondo appuntamento del Festival Tra Sacro e Sacro Monte. Protagonista il popolare artista che ha cantato e dialogato con il presidente della Fondazione Gaber Paolo Dal Bon

Una serata particolarmente fredda, di quelle che non ti aspetti dopo giorni di afa, ha caratterizzato il secondo appuntamento del festival Tra Sacro e Sacro Monte. Posti esauriti da tempo per Neri Marcorè invitato dal direttore artistico Andrea Chiodi a ricordare Giorgio Gaber attraverso canzoni ma anche dialoghi.
Al posto del giornalista Massimo Bernardini, assente per un leggero problema fisico, è salito sul sagrato della cappella Paolo Del Bon presidente della Fondazione Gaber.
I due hanno dialogato a lungo, ricordando la vita del poliedrico cantautore milanese, le sue scelte, il suo pensiero.
Il rapporto con la religione e la religiosità, la sua ricerca dell’uomo, quale sintesi di un concetto profondamente etico ed umano, sono stati interpretati in chiave filosofica: « Mi fido di più di chi applica i principi della fede a chi sbandiera crocifissi o madonne, a chi si professa praticante ,ma poi ha comportamenti completamente diversi» ha commentato Marcorè facendo qualche nome “ma solo straniero” come Trump, per poi accennare anche a un esempio casalingo, in particolare Salvini e le decisioni sui migranti.
Il dialogo, un po’ a braccio e improvvisato per la sostituzione in corsa della “spalla”, è stato intervallato dai brani musicali.
Neri Marcorè, lottando con il freddo, ha presentato una decina di brani, partendo da Gaber ma arrivando fino a De Gregori, Guccini, Endrigo arrivando persino a una simpatica parodia finale sulle note di “Soldi” di Mahmood reinventata da Branduardi, Concato e Pink Floyd. Ha presentato un suo pezzo, “Canzone dei luoghi comuni” ispirato a Guccini e ha anche recitato un monologo, “La paura”, proponendo così una performance articolata e complessa, che gli ha consentito di toccare le tante diverse qualità del suo essere artista.
La vita di Gaber, il suo messaggio, le sue scelte definitive ( come quella di non andare piumino televisione presa nel 1970), il bisogno di fisicità con il pubblico e, ancora, la necessità di alimentarsi di pensiero e senso critico così presente e diffuso negli anni ’70 a Milano, per poi edulcorarsi fino a perdersi a partire dagli anni ’80 ( tant’è che si trasferì in Versilia dove morì nel 2003) sono stati sottolineati dai due protagonisti che hanno reso una fotografia precisa dell’uomo e del cantautore.
Per due ore Neri Marcorè ha chiacchierato con Paolo Del Bon e poi suonato e cantato fino a coinvolgere il pubblico con i pezzi storici e più conosciuti “Shampoo” e “La libertà”.
Perché “libertà è partecipazione”… anche in una serata inaspettatamente fredda.

Prossimo appuntamento domani, giovedì 10 luglio con Galatea Ranzi e “In nome della madre” di Erri De Luca.
Per info e programma: https://www.trasacroesacromonte.it/
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