Scintille in consiglio comunale ad Azzate per il cambio del Cda della Scuola dell’Infanzia
L'azzeramento dell'intero Consiglio di Amministrazione della Fondazione accende il dibattito tra maggioranza e opposizione

Non doveva essere altro che una “comunicazione di servizio”, invece il cambio della guardia del Consiglio di Amministrazione della scuola dell’infanzia di Azzate ha scatenato un acceso confronto in consiglio comunale, trasformando quella che doveva essere una seduta tranquilla prima delle vacanze, in un momento di tensione politica.
La Scuola dell’Infanzia di Azzate, è una storica realtà educativa che accoglie fino a ottanta bambini e comprende anche un micronido e una sezione primavera. La struttura è gestita da una Fondazione senza scopo di lucro, il cui Consiglio di Amministrazione viene rinnovato secondo le modalità previste dallo statuto.
Il CdA è composto da sette membri, presidente incluso, e le nomine seguono un meccanismo misto: il parroco della Parrocchia di Azzate designa due membri e partecipa di diritto (o tramite delegato), mentre il sindaco nomina quattro rappresentanti.
Il Consiglio uscente era espressione della precedente amministrazione comunale guidata da Gianmario Bernasconi e comprendeva: Massimo Maffioli (presidente), Moreno Daverio (vicepresidente e delegato del parroco), Lucia Chiappa e Paolo Sessa (nominati dal parroco), Vittorio Gastoldi, Massimo Montonati e Stefania Novelli (designati dal Comune).
Il nuovo Cda, presentato oggi dalla maggioranza, vede come rappresentanti comunali: Nunzio Pellegrini, Elena Borlin, Giancarlo Broggi e Rosina Corsello.
Tutto è cominciato quando l’assessore ai Servizi Scolastici Saverio Cuda ha letto i ringraziamenti al CdA uscente e comunicato le nuove nomine. Quando Gianmario Bernasconi, unico consigliere di opposizione presente, ha chiesto spiegazioni sulla decisione di sostituire l’intero Consiglio con un anno di anticipo e a solo un mese dalla chiusura dell’esercizio finanziario, la temperatura in aula si è alzata.
Bernasconi ha dato voce anche alle perplessità della consigliera Barbarito, leggendo un suo “accorato messaggio” in cui si dichiarava “perplessa e basita” per l’azzeramento totale del CdA con cui, ai tempi in cui era vicesindaco, aveva lavorato con buoni risultati.
Il sindaco Raffaele Simone ha respinto ogni motivazione politica dietro la decisione, definendola una “scelta personale”. Una spiegazione che non ha soddisfatto Bernasconi, che ha insistito per ottenere risposte più precise e dettagliate.
Il confronto si è fatto acceso: gli animi si sono scaldati, tanto che il sindaco Raffaele Simone ha minacciato più volte di togliere la parola a Bernasconi.
L’intervento conciliatorio del vicesindaco Tamborini ha riaperto il dialogo tra sindaco e Gianmario Bernasconi ma non è bastato a “diradare la nebbia”.
Restano aperti gli interrogativi sulle motivazioni che hanno portato a un cambio così radicale a ridosso della conclusione dell’anno amministrativo della Fondazione e, soprattutto, sulle ragioni per cui la sostituzione del Consiglio di Amministrazione sembri rivestire un’importanza così significativa per amministrazione comunale e vecchio Cda.
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