Aggressione in centro a Varese, Collettiva: «La sicurezza non può trasformarsi in violenza privata»
Un giovane aggredito da un addetto alla sicurezza nella zona dei locali tra via Cattaneo e via Cavallotti, Collettiva chiede chiarezza e intervento delle autorità
Un’aggressione brutale avvenuta nella notte tra il 16 e il 17 agosto in pieno centro a Varese riaccende i riflettori sul tema della sicurezza nei luoghi della movida. A denunciarlo è Collettiva Varese, che interviene con forza dopo la pubblicazione da parte di VareseNews di un video girato da un cittadino, nel quale si vede un giovane colpito con pugni e calci da un addetto alla security in Corso Matteotti, all’altezza dell’area dei locali tra via Carlo Cattaneo e via Felice Cavallotti.
Un’aggressione documentata e inaccettabile
L’episodio, avvenuto intorno alle 00:05, mostra chiaramente il giovane a terra, inerme, mentre viene colpito ripetutamente. «Non si può derubricare questo fatto a “intervento di sicurezza” – scrive Collettiva – si tratta di un atto di violenza deliberata e punitiva, del tutto estraneo a qualsiasi funzione di tutela dell’ordine pubblico».
“Non è legittima difesa, è abuso”
Collettiva sottolinea come la normativa in vigore non attribuisca agli addetti alla sicurezza il potere di usare violenza, se non in casi estremi e in legittima difesa proporzionata. «Qualsiasi oltrepassamento di questi limiti – si legge nella nota – trasforma il loro operato in un abuso, che non può essere tollerato in alcun contesto».
Il rischio di un giustizialismo privato
Nel comunicato viene criticata anche la retorica securitaria portata avanti da alcune forze politiche: «L’enfasi sulla percezione del pericolo alimenta un clima in cui si legittimano pratiche arbitrarie di giustizia privata». Secondo Collettiva, la sicurezza non si costruisce con la repressione, né tantomeno delegando a singoli individui il “diritto” di esercitare violenza.
“Servono investimenti nel welfare, non vigilantes”
La visione alternativa proposta da Collettiva mette al centro il welfare, la prevenzione, il sostegno alle fasce sociali più fragili, come strumenti per costruire una città più sicura e vivibile. «Una comunità si tiene insieme riducendo disuguaglianze e disagio sociale, non con ronde o aggressioni».
L’appello: «Istituzioni e locali prendano posizione»
La richiesta è chiara: intervento immediato delle autorità, tra cui la Questura e il Comune di Varese, e una presa di posizione pubblica da parte dei locali della zona, affinché episodi come questo non vengano né minimizzati né normalizzati. «La violenza non è uno strumento di sicurezza – conclude la nota – e non deve trovare alcuno spazio nella nostra città».
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