Lavoro in Lombardia: crescita ferma e saldo in calo. Milano regge meglio delle altre province

Nel secondo trimestre 2025 i nuovi occupati restano stabili rispetto al 2024, ma il saldo su base annua arretra. In flessione donne e giovani, mentre trainano trasformazioni a tempo indeterminato e piccole imprese

caldo lavoro

Nel secondo trimestre 2025 l’occupazione in Lombardia mostra un quadro di rallentamento dopo anni di progressiva frenata. I nuovi rapporti di lavoro sono stati 34.758, sostanzialmente in linea con i 35.813 dello stesso periodo del 2024. Il dato contrasta con quello nazionale, dove le nuove attivazioni salgono da 534.362 a 582.954 (+9,1%). Il saldo occupazionale su base annua (differenza tra assunzioni e cessazioni) si attesta a 66.951 posizioni, in calo del 12,2% rispetto al 2024 (-10.648 posti). La contrazione è meno marcata rispetto alla media italiana, dove la riduzione tocca il -18,7%.
È l’ottavo trimestre consecutivo in cui la crescita dell’occupazione rallenta. Il contributo lombardo al saldo nazionale scende dal 22,6% del primo trimestre al 19%, pur restando superiore al 17,3% del secondo trimestre 2024.

CONTRATTI A TERMINE IN SOIFFERENZA

Il saldo positivo regionale è sostenuto soprattutto dalle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato (+82.211), mentre i contratti a termine segnano un passivo di -15.205 unità, più pesante della contrazione nazionale (-3.669). Determinante il ruolo delle trasformazioni: 190.786 passaggi da tempo determinato a indeterminato, in crescita del 13,4% su base annua (in Italia solo +2,8%). Negativo invece l’andamento dell’apprendistato (-4.021), tendenza iniziata dal secondo trimestre 2024 e peggiorata anche a livello nazionale (-11.926). Tra i contratti temporanei spiccano i saldi positivi di stagionali (+2.411) e intermittenti (+1.501), mentre restano in rosso i somministrati (-613).

DONNE E GIOVANI IN DIFFICOLTÀ

Il saldo occupazionale femminile scende del 26% rispetto al 2024, peggiorando più di quello maschile (+21 punti percentuali di differenza). La quota delle donne sul saldo totale è la più bassa dal 2015: 35,4%. In calo anche i giovani (-9,5%), mentre le fasce di età intermedie si stabilizzano e cresce leggermente il saldo negativo degli over 50. Sul fronte della cittadinanza, il saldo dei lavoratori stranieri resta stabile e supera in numeri assoluti quello degli italiani: negli ultimi 12 mesi 46.874 posizioni contro 20.077. Dal 2023 gli immigrati contribuiscono più dei lavoratori italiani alla crescita occupazionale regionale, fenomeno che incide anche sulla minore partecipazione femminile (la componente straniera è prevalentemente maschile).

PICCOLE IMPRESE IN CONTROTENDENZA, GRANDI AZIENDE IN CRISI STORICA

Dal punto di vista dimensionale emerge un’inversione: le piccole imprese (fino a 15 addetti) registrano un saldo in crescita del 18,5% rispetto al 2024, tornando sopra i livelli del 2023. Le medie aziende flettono ai livelli peggiori dal 2016, mentre le grandi segnano il risultato più debole dell’intera serie storica (51 punti percentuali sotto la media).

MILANO REGGE MEGLIO DELLE ALTRE PROVINCE

La Città Metropolitana di Milano conferma la flessione occupazionale, ma con un calo annuo (-10,7%) più contenuto rispetto alla media regionale (-13,7%). Di conseguenza l’incidenza di Milano sul saldo lombardo sale dal 46,2% al 47,8%. Tra le altre province spiccano pochi segnali positivi: Lecco (+10,7%) e Pavia (+38,2%); per tutte le altre prevalgono segni negativi: Bergamo -18,4%, Brescia -11,2%, Como -31,9%, Cremona -61,2%, Lodi -35,5%, Mantova -17%, Monza-Brianza -24,2%, Sondrio -38,3%, Varese -7%. Il quadro conferma una crescita occupazionale sempre più debole: reggono solo i contratti a tempo indeterminato e le piccole imprese, mentre pesano la contrazione dei contratti temporanei, la difficoltà delle grandi aziende e la perdita di dinamismo tra donne e giovani.

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Pubblicato il 29 Settembre 2025
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