Si spengono gli smartphone a scuola, ecco cosa dicono i presidi
Per i presidi varesini l'innovazione scolastica procede anche senza smartphone in classe. Tra nuovi progetti e regolamenti, sanzioni e occasioni di confronto

La scuola riparte con i telefonini dei ragazzi necessariamente spenti durante le lezioni, anche alle superiori. Una novità introdotta a giugno dal ministro Valditara che coglie preparati e propositivi i presidi del Varesotto, pronti a trasformare il divieto in un’occasione di confronto e di crescita dei ragazzi e dell’intera comunità scolastica. Insegnanti e genitori inclusi.
«La nuova normativa sulle scuole superiori ricalca quella già in vigore lo scorso anno per il ciclo primario», ricorda la presidente provinciale dell’Associazione nazionale presidi (Anp) Silvia Della Moretta, alla guida dell’Ic di Cantello.
«L’Orientamento condiviso è quello di emanare una circolare e contestualmente modificare il regolamento scolastico invitando gli studenti a lasciare a casa o a tenere spento il proprio smartphone durante l’orario scolastico – aggiunge raccontando di come alcuni dirigenti a Varese si siano incontrati per coordinare il più possibile gli interventi – L’importante è cogliere l’occasione per riflettere con i ragazzi sull’uso dei telefonini e su come queste fantastiche risorse della tecnologia possano diventare fonte di distrazione. A scuola come in altri ambiti della vita».
INNOVAZIONE SENZA SMARTPHONE
Certo, alcuni insegnanti che negli ultimi anni avevano iniziato ad usare telefonini e app nella didattica, negli istituti tecnici ma anche nei licei, dovranno nuovamente rivedere alcuni metodi. ma «l’innovazione nella scuola continua, anche con gli smarphone spenti», assicura il preside del Liceo Scientifico Ferraris, Marco Zago. Un’affermazione sostenuta dai fatti: «In una delle nostre classi abbiamo una sperimentazione con i tablet collegati al wifi della scuola che possono accedere solo ad alcuni siti e dati consentiti e inoltre siamo diventati Google reference school con un progetto sull’Intelligenza artificiale applicata all’insegnamento – spiega Zago – Avevamo già dei contenitori senza chiusura dove prendere in consegna i telefonini drante le verifiche. continueremo a usarli così, solo per i compiti in classe. Per il resto sarà valido l’invito a non usarli»
Sulla stessa lunghezza d’onda le riflessioni della preside dell’Ite Tosi Amanda Ferrario: «La nostra è una scuola molto tecnologica e continua ad esserlo. I ragazzi dal 2007, per effetto del decreto Fioroni, hanno il divieto di usare il telefonino a scuola per usi personali. Ora il divieto dell’uso dello smartpone diventa assoluto e spinge tutta la comunità scolastica a interrogarsi sui mezzi di lavoro che rimangono notebook e tablet connessi alla rete, ma non reperibili. È fondamentalmente la reperibilità, assieme alla tentazione di controllare le notifiche, a rendere gli smartphone delle fonti di distrazione».
TRA SANZIONI E CONDIVISIONE
L’attuale normativa che impone il divieto assoluto di usare il telefonino in classe, anche a scopi didattici, è spesso accompagnata nei regolamenti scolastici da una serie progressiva di sanzioni. «Si parte dalla nota disciplinare per arrivare, in caso di comportamento più volte reiterato, alla sospensione.
«Questo serve a dare alla disposizione tutto il senso di un divieto categorico – spiega il preside del Liceo Scientifico Ferraris, Marco Zago – Ma la vera sfida rimane quella di attivare sul tema un percorso educativo che coinvolga ragazzi e famiglie».
«Il nuovo divieto non ci trasforma comunque in vigili – precisa la Ferrario – Il compito della scuola rimane educativo. Dobbiamo condividere con i ragazzi le ragioni che hanno spinto a vietare l’uso dello smartphone a scuola. Lo si fa aprendo un dibattito e offrendo loro esperienze concrete di tempo senza telefonini, come facciamo noi del Tosi da anni con il progetto accoglienza».
IL VALORE DEL TEMPO
Lo afferma dalla spiaggia di Marina di Massa, in Toscana dov’è con 350 studenti di terza e dove l’11 settembre arriveranno 400 primini in un progetto collaudato di accoglienza in gita scolastica dei nuovi studenti che da sempre prevede di lasciare i telefonini a casa in Lombardia.
All’Ite Tosi di Busto Arsizio inizia la scuola: prima ora in spiaggia!
«I ragazzi sanno che non devono portare i telefonini, altrimenti li rimandiamo a casa. Ma quando arrivano qui con il pullman e diamo loro l’ultimo avvertimento, in due o tre ci consegnano lo smartphone dicendo che il genitore glie lo ha infilato a forza nello zaino». Come pure ci è capitato spesso di ritirare in presidenza il telefonino di uno studente pizzicato a usarlo per scopi personali in classe e di ricevere i messaggini della mamma, pure in orario scolastico».
La riflessione sulla qualità del tempo, trascorso in classe o al lavoro, o anche a casa in famiglia, con o senza telefonino, dovrebbe coinvogere gli adulti assieme ai ragazzi «e spingere la comunità a porre nuove regole, nuovi limiti e a riflettere sulla qualità del tempo – afferma la preside – I tempi di attenzione si sono ridotti per tutti, adulti e ragazzi. Magari un’ora di lezione non è più un tempo sostenibile ma non è vero che non si può vivere senza smartphone. Almeno per un periodo, durante i giorni del progetto accoglienza, i ragazzi lo sperimentano. Senza l’ansia dei social e delle notifiche diventano padroni della loro giornata, nel qui e ora. Si rilassano».
Ad esempio scrivendo una cartolina: «Non sanno come si fa, cosa sia un cap , o come si formula un messaggio adatto al tempo dell’attesa».
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