Una “Luce Vera” illumina il carcere di Miogni nella Varese Design Week, e fa riflettere sul reinserimento sociale
L'installazione della Varese Design Week apre il dibattito su detenzione e reinserimento sociale. Il caso di Eolo

Il carcere di Miogni si è trasformato in un palcoscenico inusuale per la Varese Design Week, ospitando l’installazione “Luce Vera” e un dibattito che ha toccato il cuore del sistema penitenziario italiano: la possibilità di trasformare il tempo di detenzione in un’opportunità di crescita e reinserimento sociale.
Nel sottolineare il valore dell’opportunità Carla Santandrea, direttrice di Miogni, ha illustrato come l’istituto stia già percorrendo la strada dell’apertura verso l’esterno. «Ringrazio Varese Design Week per l’opportunità di contatto con l’esterno – ha dichiarato, presentando le iniziative già avviate – Il nostro istituto ha già una importante collaborazione con il Comune per lavori di pubblica utilità, che fino ad ora ha coinvolto circa 30 detenuti, è stato attivato uno sportello con CGIL per il lavoro fuori dal carcere ed abbiamo firmato un protocollo con il prefetto per facilitare la riammissione al lavoro dei detenuti al termine della pena».
Anche il rappresentante del Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria ha offerto una riflessione profonda sul significato stesso della detenzione: «La gabbia può essere momento di riflessione sul reinserimento sociale, una riflessione che può portare benefici a tutti: detenuti, personale, famiglie. Perchè non tutto il tempo della detenzione è tempo inutile. Ma può diventare un tempo dove crescere».
QUANDO IL LAVORO IN CARCERE FA BENE A DETENUTI E IMPRENDITORI: LA TESTIMONIANZA DI LUCA SPADA
E’ stata però la testimonianza di Luca Spada, amministratore delegato di Eolo, a portare l’esperienza concreta del reinserimento lavorativo. La sua azienda telefonica e di connessione internet «È nata per risolvere un mio problema di connessione, a Casciago uno dei tanti piccoli comuni penalizzati dal digital divide. Ed è passata da un cliente – io – 700mila».

Per dare impulso a uno dei settori dell’azienda, ha scelto di andare oltre i pregiudizi e rivolgersi a un carcere: «Sono andato al carcere di Bollate con l’idea iniziale di trovare tre operatori di Call center – racconta Spada – ora a Bollate lavorano per noi in 40, e abbiamo replicato l’esperimento anche nel carcere di Vigevano, con altre 10 persone». Per l’azienda, un vantaggio notevole anche dal punto di vista qualitativo: «”Per chi è in libertà non è il lavoro dei sogni, lo si fa come ripiego, o come primo lavoro quando si è giovani – spiega Spada – Ma per un detenuto che fa sei ore nel call center quella è la parte migliore della giornata, perchè gli permette di relazionarsi, anche se solo al telefono, con decine e decine di persone nuove ogni volta, una sensazione che fa sentire vivi. Per questo tra gli operatori detenuti c’è una grande passione nel lavoro, superiore agli altri operatori».
Spada sottolinea il valore sociale della formazione lavorativa in carcere, che dà una concreta opportunità al detenuto, che ha una vera possibilità di rifarsi una vita una volta uscito, senza correre il rischio di ricadere nel crimine: «La prima cosa che si trova davanti chi esce dal carcere sono i debiti, una rete sociale persa e una formazione lavorativa tutta da rifare. Uscire senza alcun aiuto significa tornare in carcere dopo poco tempo: i dati dicono che il 70% dei detenuti torna in carcere dopo la sua uscita. Ma è impressionante il dato relativo ai detenuti che hanno ricevuto una formazone lavorativa in carcere: tra queste persone la percentuale di recidiva crolla dal 70% al 2%».
Forte del successo ottenuto, Spada annuncia i piani di espansione: «Ora stiamp pensando di replicare lo stesso progetto nel centro e sud Italia. Va detto però che questa è un’operazione che ha bisogno dei alcuni set minimi: innanzitutto degli spazi adatti, poi una cooperativa che gestisca l’attività con i detenuti».
Eolo ha, tra gli “assunti in carcere” anche un lieto fine: «Quando è stato scarcerato dopo 20 anni abbiamo assunto Gianni, che lavorava per noi a Bollate: ora lavora nel call center di Busto Arsizio e forma altri detenuti. E’ bravissimo, e ogni volta che mi vede piange di gioia».
Una prova che dare una speranza lavorativa già durante il periodo del carcere, aiuta un vero reinserimento sociale, ma non l’unica: durante l’incontro ha preso la parola infatti anche Emanuele, attualmente detenuto ai Miogni, coinvolto nel progetto di lavori all’esterno: «Anch’io sono un esempio di reinserimento. Sono in carcere da 29 anni, dal 2006 ho cambiato rotta, ho fatto un percorso e ora lavoro nel campo della ristorazione». La sua storia è emblematica: «Ho commesso reati gravissimi, sono stato condannato all’ergastolo, ma in carcere sono cambiato profondamente. Prima vivevo in ambienti criminali e per me le istituzioni erano il nemico, ora mi sento rinato, sono una persona nuova».
LA LEGGE SMURAGLIA, UN SISTEMA POCO CONOSCIUTO DOVE VINCONO TUTTI: IMPRENDITORI, DETENUTI E SISTEMA CARCERARIO
Luca Spada, nel raccontare l’esperienza di Eolo, ha sottolineato l’importanza della Legge Smuraglia: «Dà contributi significativi agli imprenditori che assumono detenuti ed ex detenuti: si tratta di benefici importanti, ma malgrado ciò ancora questa possibilità viene sfruttata in modo marginale».
Da allora, Spada ha raccontato più volte ai colleghi imprenditori la sua esperienza. Cosi come ha fatto la Prefetttura di Varese, come ha raccontato il prefetto Salvatore Pasquariello: «Abbiamo organizzato due convegni importanti sull’argomento, uno alle Ville Ponti per illustrare i benefici della Legge Smuraglia, un altro a Barza di Ispra, grazie a Rotary e Lions». L’azione si è tradotta in un protocollo sul reinserimento lavorativo sottoscritto con Provincia, Comune di Varese, Camera di Commercio, Confindustria, Ufficio Scolastico Provinciale, ATS Insubria e ASST Sette Laghi e Valle Olona, Garante regionale dei detenuti e le due case circondariali.
“LUCE VERA” L’ISPIRATA INSTALLAZIONE IN CELLA PER LA VARESE DESIGN WEEK
La vera protagonista della giornata però era l’installazione realizzata per la Varese Design Week, che è stata realizzata all’interno di una cella, su un tavolino dei piccoli lovcali in cui i detenuti sono costretti.

La direttrice Santandrea ha spiegato il significato dell’installazione: «Abbiamo creato una particolare installazione all’interno dell’istituto: l’installazione è stata realizzata da un gruppo di detenuti coordinati dalla volontaria Rita Brunati. Sono state create due forme con materiale povero: carta, cronaca di giornale, atti amministrativi… Il significato profondo di questa installazione è che se queste forme, che sembrano buttate lì o oscure, vengono illuminate dalla luce, assumono la sembianza di persone. Spesso i nostri schemi mentali sono sbagliati: sia chi sta fuori e vede la gabbia illuminata dalla luce può vedere le cose in maniera diversa, ma anche chi è dentro, e vive in uno spazio fisico delimitato, può vedere le cose in altra maniera. La costrizione fisica non è la costrizione mentale, e le sbarre che sono il limite fisico dello spazio in cui vivono i detenuti possono essere comunque sempre aperte».
Silvana Barbato e Nicoletta Romano di Varese Design Week hanno sottolineato l’importanza simbolica dell’evento. «E’ una bella congiunzione tra il carcere e il mondo esterno, grazie al tema di Luce Vera», ha commentato Barbato. Mentre Romano ha aggiunto una nota personale: «Mio padre era avvocato penalista e veniva spesso qui. Per fare quel lavoro ci voleva molta umanità, e non bisogna mai sottovalutare il pensiero che c’è dietro queste gabbie». L’incontro ha aperto nuovi orizzonti di collaborazione e ha dimostrato come il carcere possa davvero trasformarsi da “gabbia” a opportunità, purché ci sia la volontà di guardare oltre i pregiudizi e investire nel potenziale umano di chi ha sbagliato ma può rinascere.
Video
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
pedraz su La settimana della Tre Valli: "Il ciclismo di tutto il mondo arriva in provincia di Varese"
befania.va su Dal primo ottobre prende il via la campagna vaccinale contro l'influenza
Giuseppe Giudici su Polo logistico di Olgiate Olona, il sindaco Montano rassicura: "Non creerà problemi ambientali"
tremaghi su Varese rende omaggio al fotografo Giorgio Casali
Felice su Come sarà lo sciopero dei trasporti di lunedì 22 settembre
ccerfo su Decidere bene nell’era del rumore. Da New York a Varese: che cosa impariamo dalla vita (compressa) dei leader
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.