Azzate, educatori in classe per intercettare i segnali di disagio prima che sia troppo tardi
È questa l'essenza del progetto "Case Manager Sociale" che l'Ambito Territoriale di Azzate sta portando avanti con una rete sempre più ampia di attori
L’ultimo incontro a novembre nella Sala consiliare del Palazzo Comunale di Azzate ha riunito tutti i protagonisti di questa scommessa educativa: l’Ufficio di Piano, le amministrazioni comunali, i dirigenti scolastici, i referenti di plesso, l’Ufficio Scolastico Territoriale e le cooperative sociali. Un tavolo corposo che dimostra quanto il tema stia a cuore al territorio.
L’Ambito di Azzate ha stanziato 20.000 euro per potenziare la presenza di educatori professionali nelle classi prime e seconde di alcune scuole primarie. L’obiettivo non è intervenire quando il problema è ormai conclamato, ma agire prima, quando i segnali sono ancora deboli ma già visibili a chi sa guardare.
Tredici comuni (Azzate, Brunello, Buguggiate, Carnago, Caronno Varesino, Casale Litta, Castronno, Crosio della Valle, Daverio, Gazzada Schianno, Morazzone, Mornago e Sumirago), cinque Istituti Comprensivi, sei cooperative sociali, l’Ufficio Scolastico Territoriale e la Neuropsichiatria Infantile dell’ASST Sette Laghi: una squadra composita che ha deciso di guardare nella stessa direzione.
Il progetto “Case Manager Sociale”non nasce dal nulla. Affonda le radici in una sperimentazione partita nel 2023 con Indipote(dn)s, oggi INDACO, che aveva l’obiettivo di individuare precocemente le criticità di apprendimento nei bambini dai 5 ai 7 anni. Otto anni di esperienza sul campo che hanno fatto emergere una consapevolezza: dietro molte difficoltà di apprendimento si nascondono barriere socio-educative e culturali.
Come spiega il professor Cristiano Termine, coordinatore scientifico del tavolo tecnico: «Dai dati raccolti e dalla presa in carico in Neuropsichiatria Infantile dei bambini segnalati dalle scuole è emersa chiara la necessità di prestare attenzione al background educativo dei bambini che presentano criticità di apprendimento, perché alcune situazioni di rischio sono strettamente correlate a tali problematiche».
Da qui l’intuizione, sviluppata con la dottoressa Stefania Perego, responsabile del Piano di Zona di Azzate, e la consulenza della dottoressa Marina Consolaro: affiancare alla figura dell’educatore specializzato nei disturbi dell’apprendimento quella del Case Manager Sociale, un ponte tra scuola, famiglia e territorio.
Il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, dottor Giuseppe Carcano, è stato tra i promotori di questa rete. La sua riflessione coglie il nodo centrale: «La scuola da sola non può sostenere il lavoro di individuazione e supporto di fragilità che entrano nel suo tempo e nel suo spazio, ma di fatto si svolgono e vivono anche altrove. È spesso difficoltoso trovare agganci e supporti per aiutare la famiglia; la scuola non ha molti strumenti per intervenire e l’alleanza con la sanità ed i servizi sociali del territorio, sono l’unica strada percorribile per aiutare i nostri alunni. Questa iniziativa sostenuta e coordinata dalla professoressa Simonetta Bralia Simonetta e Luigi Macchi, ha trovato nel piano di zona di Azzate, l’aggancio “operativo” per condividere e promuovere il progetto ed avviare una prima sperimentazione».
Quest’anno tutti gli Istituti Comprensivi del territorio hanno aderito al gran completo: IC Azzate, IC Mornago, IC Gazzada, IC Castronno, IC Solbiate (per Carnago). La professoressa Gabriella Cicolini, Dirigente scolastica dell’IC Mornago, a nome di tutti i dirigenti coinvolti, sottolinea il valore della collaborazione: «Unire competenze diverse permette di cogliere con maggiore tempestività i segnali di disagio dei bambini, soprattutto quando legati a situazioni di povertà educativa o di fragilità familiare».
Come funziona concretamente il progetto? Gli educatori entreranno nelle classi, osserveranno insieme ai docenti, individueranno le situazioni più delicate e ipotizzeranno strade concrete per migliorarle. Questo può significare conoscere le famiglie, orientarle verso le risorse del territorio, supportare genitori che fanno fatica nel loro ruolo educativo.
Sei cooperative sociali – Baobab, Naturart, La Miniera di Giove, Educational Team, Padana Assistenza e Logos – formeranno una “comunità di pratiche” per condividere metodologie, strumenti e approcci pedagogici. Come dice uno dei referenti dei privati sociali coinvolti: «Le cooperative in questi anni hanno maturato tanta esperienza nella ricognizione delle fragilità sociali ed educative dei bambini: i nostri educatori possono essere un aiuto concreto ai docenti, costruendo con loro e con le famiglie percorsi di ripartenza e benessere».
Al di là dei numeri e degli stanziamenti, la vera notizia è il movimento che si è attivato. Settori che non sempre riescono a coordinarsi – enti locali, cooperative sociali, scuola, sanità – stanno lavorando insieme con un obiettivo comune.
L’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Azzate, Norma Croci, lo dice con chiarezza: «Ricordiamoci sempre che il futuro è in questi bambini! Dobbiamo insieme partecipare alla loro crescita, alla loro formazione e al loro benessere psico-sociale».
Un approccio che punta sulla prevenzione, sulla tempestività, sulla capacità di vedere i segnali prima che diventino emergenze. E soprattutto sulla consapevolezza che nessuno, da solo, può bastare.
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