Ferrara (M5S): «Sì al decreto sui frontalieri per responsabilità, ma i territori non paghino il prezzo»

Frontalieri, telelavoro e risorse ai Comuni di confine: il Movimento 5 Stelle smonta la retorica del Governo sul decreto Italia–Svizzera

Generico 15 Dec 2025

«Abbiamo votato a favore del decreto sui frontalieri per senso di responsabilità verso i lavoratori, ma non accettiamo una narrazione trionfalistica che scarica gli oneri sui territori». Con queste parole l’onorevole Antonio Ferrara (Movimento 5 Stelle) è intervenuto in Aula sul decreto legge che disciplina il telelavoro dei frontalieri e aggiorna l’accordo tra Italia e Svizzera.

Secondo Ferrara, il provvedimento contiene elementi di modernizzazione, ma resta lontano dalle reali esigenze dei territori di confine. «Il limite del 25% di telelavoro è una modernizzazione col freno a mano tirato – ha spiegato – una percentuale rigida che non tiene conto della vita quotidiana nei Comuni di confine, in particolare nella provincia di Varese, dove il confine è un imbuto fatto di traffico, tempi imprevedibili e servizi comunali sotto pressione».

Il nodo più critico resta quello delle risorse economiche destinate ai territori. La legge, infatti, garantisce ai Comuni di confine una soglia minima di 89 milioni di euro annui. Tuttavia, dalle comunicazioni delle autorità svizzere emergerebbe che il gettito complessivo legato al lavoro frontaliero ammonta a circa 128 milioni di euro. «La domanda è semplice – ha incalzato Ferrara – che fine fa la differenza? Se ai territori tornano solo 89 milioni, il minimo rischia di diventare un tetto».

Nel suo intervento, il deputato del M5S ha chiamato direttamente in causa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e i senatori Stefano Candiani e Alessandro Alfieri, sottolineando la necessità di certezze per gli enti locali. «Ai territori non servono conferenze stampa, ma programmazione. Un Comune che non sa se l’anno dopo riceverà 89, 100 o 128 milioni non può pianificare. E se le risorse arrivano dalla Svizzera ma non tornano ai Comuni di confine, non è cooperazione: è trattenimento».

Critiche anche alla narrazione sulle infrastrutture. Secondo Ferrara, gli interventi citati dal Governo non rappresentano una strategia strutturale: «Le rotonde sono manutenzione necessaria, non una visione per il futuro del confine. Non risolvono l’imbuto ai valichi, non migliorano la mobilità transfrontaliera e non rafforzano la competitività delle imprese varesine».

Il decreto, infine, viene giudicato insufficiente anche sul piano sociale ed economico. «Restano irrisolte – ha sottolineato Ferrara – la disparità tra vecchi e nuovi frontalieri e la fuga di competenze verso la Svizzera, mentre le imprese del Varesotto continuano a subire costi energetici più alti e una burocrazia più lenta».

«Se poi le risorse dovessero arrivare ai territori solo attraverso emendamenti o interventi straordinari – ha concluso – si confermerebbe il problema: gli 89 milioni verrebbero trattati come un tetto massimo e non come un punto di partenza, scaricando l’incertezza sui Comuni di confine».

Il Movimento 5 Stelle, ha ribadito Ferrara, continuerà a battersi «perché gli 89 milioni restino una garanzia minima e non un limite, perché nessuna risorsa venga trattenuta a danno dei Comuni di confine e perché al Varesotto siano riconosciuti rispetto, trasparenza e risorse certe».

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Pubblicato il 18 Dicembre 2025
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