Scoperto un affresco sulla natività nella chiesetta di Molina
Importante scoperta della restauratrice Navire che sta lavorando nel piccolo edificio medievale
Non è vero che ormai le scoperte in campo artistico siano praticamente da escludere e che tutto ormai sia stato trovato e studiato. La conferma viene proprio da una sperduta chiesetta del Varesotto dove si è verificato un caso di felice riscoperta di un piccolo gioiello artistico, un ritrovamento però non casuale ma dovuto alla sensibilità e alla perspicacia di chi lo ha attuato, la restauratrice Maria Pia Navire. Ma parliamo con ordine.
Da tempo il comune di Barasso aveva deliberato e finanziato, con l’aiuto della Provincia e l’autorizzazione della parrocchia di Barasso, proprietaria del bene, e della competente Soprintendenza di Milano, il recupero di una romita chiesetta che versava in stato di quasi abbandono e che necessitava di un urgente intervento di conservazione e recupero.
La chiesa in oggetto è quella di Sant’Ambrogio, ubicata nella frazione Molini di Barasso. Si tratta di un edificio medievale di cui si hanno notizie fin dal 1181 ma che certe caratteristiche architettoniche fanno risalire ad almeno un secolo prima. Essa dipendeva direttamente dalla Chiesa Metropolitana di Milano, il che spiega la sua titolazione, e, collocata lungo una strada allora di intenso traffico inframontano e aggregata ad un piccolo ospizio, serviva come assistenza materiale e spirituale per pellegrini e viandanti, nonché per gli addetti ai numerosi mulini della zona, allora molto ricca di acque. Dovette anche fungere da chiesa parrocchiale di Barasso, come recitano alcuni documenti e come si desume da una visita pastorale del 1574 che annotava la presenza al suo interno di un fonte battesimale. Le pareti erano completamente affrescate (“tota picta” viene descritta nel 1567). Di questo corpus pittorico rimangono comunque alcune tracce significative, quali gli affreschi, spesso parziali, raffiguranti Sant’Ambrogio, la Madonna con Bambino, San Michele Arcangelo, il trigramma cristologico di San Bernardino, San Cristoforo, la Madonna di Loreto, San Giacomo Maggiore e una figura femminile di martire.
Nell’eseguire i lavori di consolidamento e restauro degli affreschi esistenti non era però sfuggito alla restauratrice che lungo una parete, per quanto ben dissimulato, vi era un tratto di muro non coevo con gli altri: da qui la professionale curiosità di appurare se mai nascondesse qualcosa, una nicchia, si pensava. Avutane l’autorizzazione, Maria Pia Navire, deposto il bisturi e impugnati mazzetta e scalpello, praticò un piccolo foro dove la luce introdotta fece intravedere l’esistenza di una pittura. Nell’entusiasmo della scoperta si completò in breve la rimozione del tratto di muro e, man mano che si procedeva, cresceva la gioia per quanto appariva: un bellissimo e raffinato affresco raffigurante la Vergine con Bambino e San Giuseppe. La Madonna, dai lunghi capelli biondi e disciolti, con le mani giunte in preghiera, china lo sguardo sul nudo bambino che giace sul pavimento sopra un lembo del suo mantello. Di fianco il viso di un trepidante San Giuseppe.
Maria Pia Navire, una restauratrice di grande esperienza che dopo gli studi a Roma e lunghi lavori a Torino si è trasferita ad Oltrona di Gavirate, dove risiede, da noi intervistata, si è detta prima di tutto stupita per la qualità pittorica e la sapiente composizione del nuovo affresco, di gran lunga migliori rispetto alle altre pitture note. Ottimo ne è anche lo stato di conservazione essendo rimasto per secoli senza l’influsso della luce e di agenti esterni naturali o umani. Per quanto riguarda l’attribuzione, la datazione o altro, saranno gli esperti della Soprintendenza di Milano ad esprimersi in proposito. Maria Pia Navire comunque, a titolo personale, propone due interessanti interpretazioni. La prima è che in questa nicchia fosse collocato il fonte battesimale, poi rimosso, e infatti l’immagine di un bambino appena nato sarebbe in sintonia con tale utilizzo. La seconda, assai più intrigante, è che la pittura sia stata volontariamente celata ai tempi della Controriforma, quando l’austero clima instaurato dai vescovi borromei poteva ritenere sconveniente che la Madonna apparisse con i capelli scoperti e cascanti, a guisa della Maddalena. Altro particolare che poteva non piacere era la nudità del Bambino. Si prospetta insomma un interessante tema anche per i critici d’arte.
Rimane da segnalare che Maria Pia Navire durante tutti i lavori è stata validamente coadiuvata da Silvia Fugazza, una giovane restauratrice residente proprio a Barasso e che quindi ha avuto la grande soddisfazione di lavorare “in casa”. Il responsabile per la Soprintendenza di Milano è l’Architetto Marco Mocellin
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