Crac Agostini, l’impero di famiglia finisce sotto sequestro

Altre decine di immobili e terreni sequestrati dalle Fiamme Gialle ai proprietari della Agostini Cedis, la società di distribuzione alimentare al centro di un fallimento da 60 milioni di euro

I tesori della famiglia Agostini erano ancora tutti da scoprire e non si limitavano solo alla città da dove erano partiti con un piccolo negozio di alimentari. I proprietari della nota catena di supermercati Amico Più e di altri marchi della distribuzione, finiti in un fallimento che ha pochi precedenti in provincia di Varese, non avevano ancora svelato tutto quello che ancora possedevano. E’ di oggi la notizia, infatti, che gli uomini della Guardia di Finanza provinciale sono riusciti a mettere i sigilli ad ulteriori beni immobili, a loro riconducibili. Si tratta, in tutto, di altri 105 beni del valore stimato di oltre 20 milioni di euro. Tali immobili sono stati, anch’essi, sequestrati in esecuzione di provvedimenti del Gip del Tribunale di Busto Arsizio.

Questa seconda partita di immobili, sottoposta a sequestro, ha riguardato terreni, anche edificabili, appartamenti, uffici, autorimesse, opifici, magazzini, fabbricati in costruzione, ubicati in diversi comuni del varesotto, ed, in particolare, a Somma Lombardo, Samarate, Sesto Calende, Busto Arsizio, Jerago con Orago, Lonate Pozzolo, Sumirago, Gallarate, Angera, Solbiate Arno, Vergiate, Cardano al Campo. Insomma un piccolo impero che la Procura ha ritenuto necessario congelare per evitare che gli indagati, potessero sottrarli alla procedura fallimentare. Nel corso di un interrogatorio a dieci giorni di distanza è stato lo stesso Francesco Agostini a dare indicazioni rispetto ad ulteriori proprietà a disposizione per alleggerire la situazione debitoria. Nel corso di quell’interrogatorio ripercorse tutta la vicenda e indicò quali fossero queste proprietà.

Nel dicembre 2010, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Varese aveva arrestato tre persone, il padre Francesco Agostini e i due figli Marco e Claudio, amministratori del gruppo aziendale di rilevanti dimensioni denominato Agostini Cedis, operante nel settore della grande distribuzione al dettaglio di generi alimentari con sede a Sesto Calende. Le indagini giudiziarie erano partite dal fallimento della Agostini Cedis e si erano allargate ai rapporti intrattenuti dalla stessa con altre 8 imprese controllate, che costituivano una sorta di gruppo societario di fatto,tutte riconducibili ad un unico “centro gestionale” diretto dalla famiglia Agostini con l’aiuto di alcune persone compiacenti, che fungevano da “prestanome”, assumendo vari incarichi amministrativi.

Gli approfondimenti di indagini, volti a verificare le cause del dissesto, avevano permesso di scoprire gravi irregolarità contabili, con un utilizzo spregiudicato, nei “rapporti infragruppo”, di “giroconti”, traslazioni di crediti e debiti tra le varie imprese, non giustificabili da ragioni plausibili ed altre artificiose manovre, la cui finalita’ era quella di occultare la complessiva situazione d’insolvenza della compagine imprenditoriale, spostando, di volta in volta, la liquidita’ disponibile.

L’importo delle distrazioni e dissipazioni patrimoniali accertate era stato quantificato in oltre 50 milioni di euro. Gli amministratori erano riusciti, però, a nasconderlo per diversi anni anche attraverso la “cessione sistematica”, all’interno del gruppo, dei vari punti vendita, trasferiti da un’impresa all’altra, con l’attribuzione di valori “gonfiati”, volti a trasformare le perdite d’esercizio prodotte, in “plusvalori” solo sulla carta. Le indagini sono state dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Busto Arsizio Roberto Pirro Balatto.

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Pubblicato il 15 Marzo 2011
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