Cosentino si dimette da sottosegretario all’Economia
Dopo un vertice a Palazzo Chigi con Berlusconi e i tre coordinatori del Pdl l'esponente campano, già indagato per camorra e ora per la vicenda P3, fa un passo indietro
Le dimissioni di Nicola Cosentino da sottosegretario all’Economia giungono subito dopo il colloquio avuto, insieme a Denis Verdini, da Berlusconi. Il Presidente del Consiglio raffredda l’ennesima patata bollente capitata tra le mani e così giunge la decisione dopo un vertice a Palazzo Chigi. Erano presenti tutti e tre i coordinatori del partito, compreso Dennis Verdini, a sua volta coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta «P3». La decisione di fare un passo indietro da parte del deputato campano evita così la conta sulla mozione di sfiducia che in mattinata era stata calendarizzata alla Camera per mercoledì della prossima settimana. La scelta della data era stata presa dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, presa in autonomia non essendo stato raggiunto un accordo all’interno della conferenza dei capigruppo, scatenando però l’irritazione di Pdl e Lega.
La scelta del passo indietro è stata probabilmente vista come l’unica via d’uscita da una situazione che sarebbe potuta diventare esplosiva e che aveva visto addirittura i due esponenti "finiani" Granata e Bocchino esclamare "provate a buttarci fuori dal Pdl per legalità e antimafia". Il coinvolgimento di Cosentino nell’inchiesta stava creando parecchi problemi al Pdl e all’esecutivo anche perché tutta la componente finiana del partito era pronta a votare a favore della sfiducia. Anche Pier Ferdinando Casini, di cui negli ultimi giorni si è parlato spesso per un possibile riavvicinamento dell’Udc al centrodestra, aveva fatto sapere che i centristi avrebbero dato parere favorevole alla richiesta di ritiro delle deleghe per il politico campano, già finito nel mirino nei mesi scorsi per l’accusa di essere il referente politico del clan dei Casalesi, circostanza questa che lo aveva già costretto a ritirarsi dalla corsa alla presidenza della Regione. Il suo posto quale portacolori del Pdl venne preso da Stefano Caldoro, che poi fu effettivamente eletto, ma contro la candidatura del giovane ex socialista, si apprende dalle carte dell’inchiesta, fu osteggiata dall’interno proprio dal gruppo che oggi viene indicato come «P3».
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