“Ministra Cartabia metta il telefono nelle celle”. L’appello del cappellano del carcere di Busto Arsizio
"Nelle carceri italiane si sono tolte la vita 47 persone, in questo 2022. La solitudine, l’abbandono, la disperazione… urgono alla nostra coscienza risposte concrete", ha detto don Riboldi in un video appello su facebook

Un video appello in un post facebook del cappellano del carcere di Busto Arsizio, don David Maria Riboldi. Parole accorate rivolte soprattutto alla Ministra della giustizia Marta Cartabia che ad ottobre del 2021 era stata in visita alla Valle di Ezechiele, la cooperativa gestita da don David Riboldi che dà occupazione a chi esce dal carcere.
Un appello perché nelle celle italiana venga messo a disposizione dei detenuti un telefono. Un rischio che, secondo don Riboldi, vale la pena correre perché può salvare vite umane.
Il conforto di una parola amica a qualunque ora del giorno può essere d’aiuto per i carcerati che oggi possono telefonare solo ad ore prestabilite, 10 minuti alla settimana: «Qualche settimana fa ho ricevuto una telefonata alle ore 22 – racconta-, era una persona prima reclusa nel carcere di Busto Arsizio e ora reclusa in un carcere del Nord Europa. Era un po’ triste e voleva parlare con me».
«Una telefonata ti può salvare la vita! – scrive don Riboldoi nel post – Appello alla Ministra Cartabia e al dottor Renoldi, Capo del Dipartimento dell’amministrazione delle carceri perché sia concesso il telefono nelle celle, come in Europa.
Nelle carceri italiane si sono tolte la vita 47 persone, in questo 2022. La solitudine, l’abbandono, la disperazione… urgono alla nostra coscienza risposte concrete. Non facili denunce, ma proposte per arginare l’oscurità, che troppo agilmente prende il sopravvento nelle persone recluse.
Ministra la supplico: il telefono in cella, senza limiti di orari, era già una delle proposte della commissione Ruotolo, dello scorso dicembre. L’incidenza storica di quanto accade fa piovere su di lei una richiesta, cui certo il suo cuore non sarà sordo. Ministra Cartabia, non passerà un altro Kayròs (un tempo opportuno): se non lei, chi? Se non ora, quando?»
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Sarebbe ora che TUTTI iniziassero a pensare maggiormente alla vittima e solo dopo ai carnefici, il telefono in cella credo sia un non sense in aggiunta ai tanti che già ci sono…