Agostinelli in marcia a Copenaghen: “Mi ricorda Porto Alegre”
Il consigliere regionale in marcia per il clima con altre decine di migliaia di persone: "Buttarla sui disordini è ingiusto, è stata una marcia pacifica, aperta e serena"
«Una bellissima manifestazione popolare, giovane, aperta. La risposta migliore della gente».
Commenta così Mario Agostinelli, consigliere regionale della Lombardia, inviato a Copenaghen a seguire i lavori del summit sul clima. Agostinelli ha partecipato ad alcune riunioni tra ieri e oggi in qualità di delegato del Comitato Mondiale dell’Energia: «Nel centro meeting ieri sera c’erano 45 mila persone e alla conferenza sul nucleare di oggi hanno assistito in 2500 – spiega Agostinelli -. La marcia di oggi è stata una cosa bellissima: bambini, giovani e giovanissimi. La città intera che ci ha accolto con disponibilità e simpatia, le vetrine aperte e bandiere alle finestre. Si capisce che il tema del clima e fortemente sentito da queste parti. In tanti sono venuti come singoli, individui pronti a mettersi in gioco per difendere il pianeta: ho letto tanti cartelli in tante lingue diverse, la maggior parte dei quali recitava: “E loro fanno bla bla bla…” riferito alla politica». Agostinelli parla di grandissima manifestazione, riuscita oltre le più rosee aspettative degli organizzatori: «Qui dicono ci fossero almeno 150 mila persone (i dati parlano di una presenza tra le 25 e le 100 mila unità, ndr) – commenta ancora -. Mi ricorda Porto Alegre nel 2001, rivedo quello spirito, quella spontaneità che non è mai venuta meno e che ha colto il senso della sfida: allora ci si batteva per la pace nel mondo, oggi per il clima. Una battaglia indispensabile anche e soprattutto per il futuro: vedere tanti bambini nei passeggini mi ha dato un pizzico di speranza. Peccato per la scarsa presenza di italiani». Agostinelli parla anche della protesta dei black bloc sfociata in disordini ed arresti da parte della polizia danese: «Erano in fondo al corteo, non li abbiamo nemmeno notati – spiega il consigliere regionale -. Credo che enfatizzare una cosa del genere faccia male all’informazione: è stata una marcia pacifica e serena, cercare di buttarla su un episodio marginale come questo non è giusto». Il consigliere regionale ha anche realizzato alcuni video che ad inizio della prossima settimana verranno postati su YouTube e saranno disponibili anche per i lettori di VareseNews.

Per quanto riguarda i temi in discussione al summit sul clima, Agostinelli prova a dare una
chiave di lettura: «Si era partiti con un pessimismo diffuso, dato che i tre maggiori Paesi inquinatori, Stati Uniti, Cina e India, erano propensi a non impegnarsi – dice ancora da Copenaghen Agostinelli -. Ora tutto è in movimento. La Danimarca fa da traino per le proposte “verdi”: ha chiesto una riduzione dell’anidride carbonica entro il 2020 del 40 per cento rispetto al 1990. Le risposte sono varie. L’Europa è disposta ad arrivare al meno 30%, gli Usa a meno 17% però rispetto al 2005 (meno 4% rispetto al 1990). Cina e India ragionano su un altro parametro, quello dell’intensità carbonica: sono disposte a ridurre l’intensità di Co2 prodotta per unità di crescita del prodotto interno lordo. Così facendo diminuirebbero sì il fattore inquinante, ma non fermerebbero la crescita. Si sta anche creando un interessante fronte Sud composto da Brasile, Sudafrica, Cina e India, guidato da Lula, per rendersi indipendenti dalle scelte americane». Agostinelli butta un occhio anche alla politica italiana: «Un altro dato che emerge è la totale assenza di proposte da parte dell’Italia: il nostro Governo non c’è e non c’è neppure Formigoni – commenta -. La debolezza dell’Italia è un problema anche per i movimenti: il clima e l’ambiente dovrebbero essere un terreno portante per la sinistra anche in vista delle prossime elezioni regionali, soprattutto perché si è contrapposti a chi non ha fatto nulla in questi anni per riconvertire l’apparato produttivo e diminuire l’inquinamento. In altri Paesi si investono fior di risorse in questo senso: l’11% del Pil in Germani, il 9,8% in Francia. L’Italia è al palo con il suo 1,3%».

Tra i tanti incontri di Agostinelli a questi primi giorni di summit sul clima quello con Jeremy Rifkin, economista, attivista e saggista statunitense: «La sua valutazione mi ha colpito e mi trova d’accordo – spiega Agostnelli -. Secondo Rifkin il problema maggiore non è la drammaticità non colta il pericolo maggiore, ma è la totale mancanza di una visione economica del futuro che prenda spunti dai cambiamenti. Rifkin ha preso ad esempio i soldi chiesti dai paesi in via di sviluppo e quelli dati alle banche: per i primi non si riescono a trovare 100 miliardi di dollari, per le banche sono state spesi 1200 miliardi di dollari. Ogni altro commento è superfluo».
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