“Non denigriamo il sistema sanitario che abbiamo”: il direttore di Ats Insubria invita a difendere il modello italiano

Il neo Salvatore Gioia ricorda gli sforzi in atto sia a livello nazionale sia regionale per risolvere gli attuali problemi, dovuti soprattutto a errate politiche del passato

Prevenzione e integrazione: è la ricetta che il nuovo direttore generale di Ats Insubria Salvatore Gioia propone per curare il sistema sanitario pubblico. «Dobbiamo lavorare insieme, erogatori pubblici e privati, per promuovere la cultura degli stili di vita salubri in un’ottima di “one health” cioè sia mondo sanitario sia mondo veterinario».

Il direttore, che torna a lavorare all’Ats di Varese dopo aver trascorso una parte della propria carriera prima di approdare a incarichi dirigenziali sia al Sant’Anna di Como sia, recentemente, all’asst di Lodi, pone l’accento sullo sviluppo della medicina del territorio, quella delineata prima dal PNRR e poi dal Decreto 77. Le case di comunità dovranno diventare sempre più centrali nella salute dei cittadini: « Il nostro compito sarà quello di individuare le linee di programmazione in base all’epidemiologia. La nostra società sta invecchiando: se non investiamo sulla prevenzione delle malattie e la cronicità avremo un aggravio di costi e una diminuzione di PIL in termini di produzione di reddito».

Il direttore può contare su una squadra di manager di esperienza: il direttore sanitario Giuseppe Catanoso è stato riconfermato, così come è rimasto alla direzione amministrativa il dottor Massimiliano Tonolini. Alla guida dell’area socio sanitaria è stato chiamato il dottor Enrico Antonio Tallarita, collaboratore da anni del neo DG a cui spetterà il compito di promuovere lo sviluppo territoriale della rete sanitaria in collaborazione con gli erogatori sanitari pubblici privati, gli enti del terzo settore e gli enti pubblici: « Lavoreremo soprattutto sulla comunicazione per far capire la reale funzione di queste case».

Per la squadra maganeriale di Ats Insubria la sfida sarà quella di ridurre l’insorgenza della cronicità promuovendo la cultura della prevenzione dei corretti stili di vita.

« Oggi sia il Governo centrale sia quello regionale stanno lavorando per la sostenibilità del sistema – assicura Gioia – È stato aumentando il fondo a disposizione, al di là delle polemiche che sono seguite. Sta sostenendo una campagna per recuperare personale che politiche errate del passato hanno ridotto. Regione Lombardia ha promosso azioni per riportare all’interno delle aziende quanti, tra medici e infermieri, sono fuoriusciti: lo stop alle cooperative va in questo senso. Per gli infermieri si studiano modelli per modernizzare la loro figura e promuoverne la specializzazione. È un investimento sulla motivazione di chi lavora all’interno del pubblico. Il tema è ben chiaro sia a livello nazionale sia a quello regionale».

Per arrivare ai cittadini, si dovrà puntare di più sull’informazione e sulla formazione, superando le campagne denigratorie per entrare di più nel merito delle questioni: « Spesso si sentono ripetere le cifre di quanto gli italiani pagano di tasca propria per le spese sanitarie. Cifre esorbitanti ma che, al loro interno, contengono anche le quote dei ticket, della compartecipazione, cifre previste per rendere più equo l’offerta pubblica di saluteo. Diciamo che stiamo attraversando una tempesta perfetta ma se puntiamo sulla denigrazione del modello, alla fine, questo si distruggerà e non rimarrà più nulla».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Gennaio 2024
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  1. Avatar
    Scritto da lenny54

    Il sistema lombardo non funziona anche perche’ si e’ regalato ai privati la “crema” del sistema, mantenendo per il sistema pubblico gli oneri piu’ gravosi.
    Quindi un direttore nominato da questa giunta potra’ o vorra’ invertire le politiche del passato fatte dai politici degli stessi partiti. E’ lui che decide le convenzioni con i privati? Se e’ no, allora cambiera’ poco.

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