“Così ho trovato a Orino il grande ‘fungo presepe’”
In Valcuvia la più originale delle Natività: merito di un “fungiatt“ che a stagione finita non smette di colpire e porta a casa un “fungo esca del fuoco”

Giancarlo Mattiazzi è uno dei più grandi fungiatt di Orino, ché quando arriva il tempo giusto non perdona: ogni uscita a colpo sicuro, poche parole, posti segreti, eccetera. Ma a stagione finita ha portato a casa un “fungo presepe“.
Cioè, passeggiando per il paese, abbarbicato su di un tronco di caduto vicino a quello che un tempo era il “parco giochi”, ha trovato un enorme esemplare di Fomes Fomentarius, fungaccio bello da vedere, impossibile da mangiare poiché duro come il legno ma che ha una sua primaria utilità: viene infatti chiamato “fungo esca del fuoco” poiché mischiato al salnitro, elemento che si trova in natura e che facilita la combustione, serviva come esca per il fuoco quando gli accendini non esistevano.
Quattro pezzi di questo fungo vennero trovati in possesso dell’uomo del Similaun, meglio noto come Ötzi, vissuto circa 3300 anni Avanti Cristo e il cui corpo mummificato venne rinvenuto in Trentino Alto-Adige nel 1991. Bene: questo mega fungo, nella testa di Giancarlo Mattiazzi, visto l’approssimarsi delle festività natalizie, è diventato la base naturale per ricavare la Grotta, con tutto ciò che ne consegue.
Ecco dunque dopo alcuni giorni di lavoro, uscire dal fungo il presepe.
Ora l’opera è esposta al Circolo famigliare del paese, e la si potrà ammirare fino all’Epifania. Un presepe a chilometri zero, come tante cose da queste parti: il fungo, ma anche il prato fatto come da tradizione col muschio che si trova abbondante in montagna nelle vallette poco esposte al sole.
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