“Il salario minimo costa troppo allo Stato”
Franco Chiriaco, della segreteria nazionale della Cgil, critica le proposte del Governo Berlusconi. «Se la Cgil non si adegua la cancellano»
Franco Chiriaco, segretario nazionale della Flai-Cgil, è un sindacalista di lungo corso. Lui sa che non sono tempi buoni per il sindacato e non lo nasconde. I nove interventi dei delegati, al direttivo delle categorie della Cgil, confermano il clima di grande incertezza che attraversa il mondo del lavoro e le difficoltà nei rapporti tra sindacato e politica. (foto, da destra: Franco Chiriaco, Umberto Colombo, Gianmarco Martignoni, Ivana Brunato e un delegato della Fiom-Cgil)
Quando tocca a lui, nella Sala Andrea delle Ville Ponti rimbombano una serie di interrogativi retorici a cominciare da quale modello sindacale ripartire. La risposta Chiriaco ce l’ha già: «Il sindacato italiano è unico nel panorama europeo, perché bisogna cambiarlo? E’ il più libero del mondo, perché è il lavoratore a decidere cosa fare. Vogliamo fare come in Inghilterra, dove il nome del sindacato a cui iscriversi lo suggerisce l’azienda? O preferite il modello “Sicurezza e flessibilità” alla Tony Blair».
Qualche delegato seduto in platea ride rumorosamente, come dire: «Robe dell’altro mondo. Figurati se da noi puo’ accadere un cosa del genere». Niente affatto. Sono robe di questo mondo, che stanno accadendo in questo momento storico, dove la politica a colpi di slogan smantella una storia lunga oltre un secolo.
Il sindacato, l’altra casta, deve cambiare. È una richiesta legittima che viene anche dall’interno dell’organizzazione, ma non gli si puo’ tagliare la testa per ricominciare. E la sensazione che rimanda il segretario confederale è proprio quella di una resa dei conti finale. Chiriaco elenca come in un rosario tutti i punti che, secondo il governo Berlusconi, disegnano il nuovo orizzonte del cambiamento: deregolamentazione del mondo delle imprese, azzeramento degli orari di lavoro, contratto part time con accordo individuale, reintroduzione del lavoro a chiamata, cogestione, introduzione dei vaucer, salario minimo non contrattato (già bocciato nel 1962 dalla Corte Costituzionale). «Sarkozy elimina il salario minimo perché è un salasso per lo Stato e noi lo introduciamo con un accordo bipartizan». Insomma, la ground zero del sindacato è solo all’inizio.
La bestia nera della triplice non è la politica, bensì l’autismo della politica che in Italia e nel resto d’Europa, ad eccezione della Spagna, ha ignorato la centralità del mondo del lavoro. «È stato un errore strategico – dice il segretario confederale – perché i lavoratori sono la forza critica che ha costruito la democrazia. Il ministro italiano però dice che il sindacato deve essere di servizi, che il contratto nazionale deve essere un mantello che copre, dopodiché il resto bisogna conquistarselo».
E se la Cgil non si adegua? «La si cancella» dice Chiriaco, contraendo il viso. Sono tempi duri per il sindacato e l’unico antidoto proposto è l’unità: «il merito ci divide ma noi dobbiamo restare uniti, perché rappresentiamo il bastione della democrazia di fronte a questa emergenza».
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