A Como il maxi blitz antidroga nei boschi: 102 persone controllate, la polizia trova “trappole difensive” messe dai pusher
Si tratta di fili di ferro di colore verde che ben si mimetizzano con la vegetazione legati da un albero all’altro ad altezza uomo, trappole a difesa dei luoghi di imbosco dello stupefacente

Como, contrasto alla criminalità comune e allo spaccio di droga nelle aree boschive, identificate più di 100 persone su strada e nei boschi rinvenute “trappole difensive”. La Polizia di Stato di Como, nella giornata di mercoledì e nel territorio di Cadorago ed aree immediatamente limitrofe, ha organizzato un servizio straordinario di controllo del territorio, finalizzato alla prevenzione dei reati predatori e repressione dei reati legati allo spaccio e detenzione di sostanze stupefacente.
Il servizio, coordinato da un funzionario della Questura di Como, è stato svolto con personale della Squadra Mobile di Como, dell’Ufficio di Gabinetto e di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Lombardia di Milano. Alcune delle pattuglie hanno effettuato numerosi posti di controllo su strada, in particolare sulle principali arterie di accesso ed uscita dai centri abitati di Cadorago, Fino Mornasco, Vertemate con Minoprio, Guanzate, Lomazzo e Veniano e con più attenzione alle zone soggette a fenomeni riconducibili a furti in abitazione e truffe in danno di persone anziane.
Nel corso del servizio sono state controllate 102 persone, 1 esercizio pubblico e 44 veicoli. Nel frattempo gli uomini della Squadra Mobile, ispezionavano gran parte delle aree boschive della zona tra Fino Mornasco, Cadorago e Lomazzo, al fine di accertare la presenza di soggetti dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti. Non è stata registrata la presenza di persone ma, nel corso del rastrellamento, sono stati smantellati una serie di bivacchi e postazioni, ritenute le basi logistiche dello spaccio della droga.
Gli investigatori della Mobile, nel corso delle ispezioni, hanno scoperto un nuovo stratagemma messo in atto dagli spacciatori di droga, infatti hanno documentato la presenza di “trappole difensive”, – fili di ferro di colore verde che ben si mimetizzano con la vegetazione – legati da un albero all’altro ad altezza uomo, trappole a difesa dei luoghi di imbosco dello stupefacente, garantendo nel contempo agli spacciatori la possibilità di fuga.
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