Musulmani in basilica: «Provocazione sbagliata»

La decisione di chiudere la moschea rischia di scatenare una lunga guerra di posizione con la città. Gli islamici annunciano di voler pregare davanti alla chiesa centrale. Il prevosto: è un errore

«Si possono cercare altre strade, questa è sbagliata e non serve». Don Franco Carnevali, prevosto della città, è sinceramente perplesso. I rappresentanti della comunità musulmana hanno annunciato un venerdì di preghiera davanti al sagrato della basilica di Santa Maria Assunta. Dopo l’arresto dell’imam Mahfoudi e l’ordinanza di chiusura della moschea di via Peschiera, la risposta dell’associazione culturale che riunisce i frequentatori della moschea è stata provocatoria. Anche se Samir Baroudi, portavoce dell’associazione dà una giustificazione molto articolata dell’iniziativa: «E’ una proposta di unità tra la nostra comunità e tutti i cittadini – puntualizza – noi vogliamo simbolicamente unirci ai fratelli di confessione cristiana contro chi invece sta facendo di tutto per dividerci. Il corano dice che chiese e sinagoghe sono luoghi di lode a Dio e che i profeti delle tre religioni sono fratelli, abbiamo rispetto per la chiesa e la nostra presenza sul sagrato vuole sottolineare questa comunanza».
Filosofeggia Baroudi, ma una preghiera interconfessionale è altra cosa rispetto a una presa di posizione così di rottura. E la differenza non sfugge al prevosto della città: «Io ho saputo la cosa dai giornali – fa notare Don Franco – a me nessuno ha chiesto nulla. Le norme diocesane vietano manifestazioni simili sul sagrato. E in ogni caso, noi non andremmo mai davanti alla moschea per pregare».
Baroudi, probabilmente, vorrebbe ripetere la tattica usata a Varese, quando la comunità musulmana vinse la sua battaglia grazie anche all’attenzione dei media nazionali: «Certo, vogliamo creare una caso nazionale – spiega il portavoce degli islamici – anche a Varese c’erano problemi urbanistici, ma alla fine il Tar ci diede ragione, perché la libertà di culto è la cosa più importante». Secondo Baroudi, del caso moschea si stanno già occupando le televisioni satellitari di lingua araba sparse per il mondo. «La Lega sta cercando di esasperare gli animi – continua –  ma noi siamo decisi a portare la questione anche davanti al Presidente della Repubblica e al Papa se necessario».
Per adesso, la vicenda è arrivata, non gradita, sul tavolo del sindaco che ha firmato l’ordinanza di chiusura. «La settimana prossima ci incontreremo con la comunità musulmana – dice Nicola Mucci – certo la provocazione della preghiera sul sagrato della chiesa non è un buon biglietto da visita». 
Una cosa è certa: la questione si trascinerà per mesi e ha già prodotto una richiesta di dimissioni al vicesindaco di An, Paolo Caravati, da parte della Lega. Il sindaco minimizza, ma il carroccio è scatenato e non indietreggerà facilmente sulla chiusura della moschea. Anche il mondo dell’associazionismo riflette e si interroga. «La nostra considerazione è semplice – ragiona Pino Borgomaneri del Coordinamento Pace & Solidarietà – è come se chiudessero una chiesa perché il parroco è stato arrestato. Non sarebbe accettabile, giusto?».


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Pubblicato il 30 Giugno 2003
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