Mercenari bipartisan
Gliene hanno detto di tutti i colori, a Romano Prodi, per avere egli definito mercenari i giovani assoldati da Silvio Berlusconi per la campagna elettorale. L’hanno bacchettato perfino gli amici, tanto da indurlo a una sorta di retromarcia: “Non avevo alcuna intenzione di offendere, era soltanto una battuta”.
Pochi giorni prima, quel raffinato signore che è il Cavaliere aveva detto che di Prodi pensava tutto il male possibile, e nessuno s’è indignato. Ora Marco Travaglio, che di Berlusconi conosce malavita e miracoli, riferisce in “Carta Canta”, la rubrica quotidiana di Repubblica on line, due solenni dichiarazioni del Cavaliere, una del 19 gennaio 2000, l’altra del 24 agosto 2000. Vale la pena di segnalarle. Questa è la prima: “Al congresso Ds è caduta la maschera. Sono un esercito di mercenari, di opportunisti, pronti a combattere per la causa che di volta in volta gli conviene”.
Ed ecco la seconda: “Quelli della sinistra sono mercenari, mercenari a cui non importa per quale cosa, per quale ideale, per quale bandiera si battono: importa solo di fare la guerra, di avere un nemico che oggi individuano nel sottoscritto”.
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