|
Le foto d’epoca di piazza Monte Grappa ritraggono le auto dei gerarchi, piccole macchie scure disposte ordinatamente nel grande vuoto; prese di solito dall’alto, queste immagini restituiscono l’aspetto di un algido palcoscenico, troppo ampio per i pochi pedoni e i pochi mezzi di lusso. Vista oggi, i pedoni sono centinaia, le auto infinitamente di più. A settant’anni di distanza, il grande catino non smette di essere un nodo cruciale per la città; problematico, urbanisticamente sproporzionato, viabilisticamente imprescindibile. Piazza Montegrappa vide la luce sulle carte del piano regolatore del 1929, messo a punto dall’ingegner Morpurgo. Un piano epocale; fatte le debite proporzioni per Varese era un cambio di identità come quello impresso a Parigi a metà ottocento dal barone Haussmann. Si sacrificava il cuore antico della città, la piazza Porcari – piccola, sghemba ma a misura di tutto – alla grandeur del nuovo capoluogo di provincia. Ma sopratutto si voleva creare un nuovo asse viario portante della città; che dalle stazioni avrebbe portato con più agio lungo palazzo Estense verso il lago e Laveno. La piazza nasceva dunque per veicolare il traffico, per far fronte ad un traffico urbano che si prevedeva in constante crescita. Oggi prende il via la sperimentazione voluta dal Comune: se dovesse funzionare, il futuro riserverà la chiusura al traffico della zona nord e l’incanalamento dei flussi di auto lungo la via Bernascone. Il problema, di per sé spinoso, riveste un’importanza particolare se si tiene conto che il progetto che l’amministrazione comunale ha sino ad oggi preso in considerazione, come sistemazione definitiva della piazza, prevede non come eventualità, ma come sua ragion d’essere esattamente il contrario: che la piazza diventi, con le confluenze di via Moro e via Volta, un asse sempre più rapido, più ordinato e disciplinato di flussi veicolari, conferendo sempre più maggior respiro e una maggiore dignità estetica alla via Bernascone. Ne abbiamo parlato con Marcello Morandini (foto), tra gli estensori del progetto.
Morandini, con la odierna sperimentazione viabilistica, la risistemazione di piazza Montegrappa vede una brusca accelerazione. Lei da anni segue le vicende del progetto di ridefinizione urbanistica. Può raccontarci brevemente l’iter del progetto? « Nel 2000, l’amministrazione fece una sorta di avviso di affidamento di incarico professionale pubblico rivolto agli ingegneri, agli architetti e ai geometri della provincia di Varese. In sostanza veniva chiesto a singoli professionisti o a gruppi associati di inviare un curriculum da sottoporre ai competenti organi del comune; il prescelto avrebbe avuto l’incarico di eseguire un progetto. Fu scelto un gruppo, una associazione temporanea formata dagli architetti Giovanni Giavotto e Leandro Redaelli, dall’ingegner Giulio Fantoni, dal geometra Fabrizio Lovato e da me».
Un gruppo di tecnici e un designer-artista.. «La motivazione della scelta sta nel fatto proprio che in quel gruppo vennero riscontrate, oltre a esperienze analoghe e competenze di varia natura, anche una specifica professionalità artistica che non aveva riscontro in altri candidati; ed era, questa, condizione imprescindibile trattandosi, sopratutto, di un progetto di arredo urbano».
Ottenuto l’incarico vi siete messi al lavoro. Isolati o di sponda con gli uffici tecnici del comune?
«Il progetto è stato naturalmente un lavoro a più mani, ciascuno con le sue specifiche competenze; abbiamo avuto numerosi incontri tra di noi, per discutere ogni aspetto dell’idea, ma abbiamo avuto numerosi incontri anche con i rappresentanti del comune, in particolare con l’ex assessore ai lavori pubblici Zagatto, che ha sostenuto fortemente il progetto».
II piano definitivo è pronto? Il progetto è pronto da circa un anno e mezzo. Si pensava ad un certo punto potesse diventare in qualche modo operativo prima della scadenza elettorale dell’anno scorso. Poi, credo per motivi di impedimenti finanziari dovuti alla mancata vendita di Aspem, il progetto si è fermato».
Cosa è successo nel frattempo? Ci sono state le elezioni e come spesso succede quando si cambiano i responsabili dei singoli reparti i tempi si allungano; gli assessori, come i tecnici, devono prendere conoscenza di tutto il lavoro svolto prima di loro; è normale».
In ogni caso nessuno ha mai messo in dubbio la realizzazione del vostro progetto? «In realtà dal maggio scorso ad oggi non ho più avuto contatti o incontri operativi con nessuno. Circa un mese fa mi sono rivolto personalmente al sindaco, il quale mi ha garantito la sua determinazione a continuare sulla strada scelta e a porre in essere il progetto così come era stato previsto».
In quell’occasione si è parlato di questa sperimentazione viabilistica che esclude il traffico, se non quello di servizio, dalla zona nord della piazza, per intenderci quella verso il battistero? «No, non mi è stato accennato».
Morandini, cosa caratterizza la vostra idea per riqualificare piazza Montegrappa? «L’idea di fondo è stata quella di armonizzare le tre parti della piazza, quella centrale con la fontana, con le due estreme, facendone uno spazio il più possibile unitario, senza bruschi trapassi. Soprattutto, la pavimentazione è stata ispirata ad un rispetto totale dell’architettura preesistente. Un’architettura, piaccia o non piaccia, che non si può toccare né stravolgere, ma al limite sottolineare. Per questo il progetto prevede quasi uno sviluppo in piano di ciò che l’architetto ha fatto in verticale. Ogni singolo disegno cromatico della pavimentazione riprende e prolunga un elemento dell’architettura dei palazzi, spesso riprendendone anche i materiali. Anche la fontana è stata conservata nel progetto: abbiamo solo voluto valorizzarla come luogo di piacere creandole attorno una zona ribassata per la sosta e il riposo».
Passiamo al problema più spinoso: auto o non auto, e se si, dove? «Questo è il problema. Il nostro progetto, così come discusso e approvato, era chiaramente impostato su due criteri: uno estetico, l’altro prettamente funzionale. Per funzionalità intendo che al posto dell’attuale rotonda spartitraffico, erano state previste quattro ampie corsie, due per senso di marcia: da via Volta verso via Marcobi e via Sacco, per il traffico privato; l’altra, da via Marcobi verso via Moro, per il traffico di servizio. La sparizione della rotonda garantirebbe uno scorrimento del traffico più veloce e razionale».
In sostanza due filosofie diverse: da un lato il progetto di accorpare la porzione più grossa della piazza al centro storico, con una quasi pedonabilità – visti i mezzi di servizio – e il traffico incanalato sotto la Camera di Commercio; dall’altra mantenere l’attuale direttrice, rendendola più scorrevole e una semipedonabilità in via Bernascone. «Esatto: se la la sperimentazione dovesse avere seguito, è evidente che tutto il progetto dovrebbe essere rivisto. La nostra pavimentazione sotto la Camera di Commercio adesso ha un significato visivo; dovesse passare di lì tutto il traffico da e per la piazza non avrebbe più senso, dovrebbe essere cambiata; idem per la parte opposta. I quattro obelischi hanno un senso specifico come regolatori di spazi ad alta percorrenza; con un traffico di servizio perderebbero lo loro funzione».
Cosa spera, dunque? «Io spero solo che alla fine venga adottato un progetto coerente con le necessità e la struttura della città; come tutti mi piacerebbe che il traffico venisse drasticamente limitato, ma non vorrei che il problema fosse semplicemente spostato da una zona all’altra. Le forzature non durano. Da non specialista di problemi viabilistici ritengo che la nostra proposta di incanalamento ordinato del traffico sia forse preferibile ad un percorso meno lineare quale quello intorno al teatro Impero e lungo la via Bernascone. Quanto al nostro progetto, vedremo; ogni cambiamento ha e deve avere una sua logica progettuale diversa a seconda delle esigenze».
|
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.