Per Expo2015 un tavolo sul mecenatismo mondiale a Varese
In Europa le fondazioni erogative sono 110mila, gestiscono un patrimonio di 350 miliardi di euro e ne spendono 83. In Italia negli ultimi anni sono cresciute soprattutto al nord. La proposta di Elisa Bortoluzzi Dubach
«Per Expo2015 un tavolo sul mecenatismo mondiale a Varese». La proposta è stata fatta da Elisa Bortoluzzi Dubach (foto), docente universitario e tra i maggiori esperti europei di fondazioni e sponsorizzazioni, a margine del convegno di Villa Cagnola dedicato alle fondazioni erogative.
Si tratta di una partita economica importante considerato che questo tipo di fondazioni – in Europa sono circa 110mila – gestiscono un patrimonio di 350 miliardi di euro e ne distribuiscono 83 nei vari progetti. In Italia sono 6.220 e, rispetto al censimento del 2001, sono cresciute del 102,1% soprattutto nel nord del Paese. A Varese c’è una certa ripresa del movimento grazie all’aiuto dei privati. «Nei periodi di crisi – spiega Bortoluzzi Dubach – il movimento filantropico cresce perché c’è una concentrazione di patrimoni e l’età si allunga. Non è un caso che si diventa mecenati dai 50 anni in sù».
In moltissimi casi i mecenati sono donne un’inclinazione che, secondo l’esperta, è facilitata da alcune caretteristiche: le donne condividono di più, decidono in libertà e si confrontano facendo rete, oltre naturalmente al fatto che ereditano e perciò hanno più soldi da investire. La filantropia femminile è però poco studiata nonostante uno dei primi progetti filantropici in Europa fu la creazione nel 1354 in Svizzera di una fondazione ospedaliera, grazie ad Anna Seiler, destinata a persone malate e bisognose di Berna. L’Insel-Spital e l’Anna-Seiler-Haus, derivati da quella iniziativa, oggi sono tra i centri medici più all’avanguardia della Confederazione elvetica.
Insomma, la figura del mecenate così tratteggiata sembra il promotore ideale di un social network e potrebbe essere un interlocutore interessante anche per il mondo politico in un momento critico rispetto alla sua ricerca di senso. «I politici – conclude Bortoluzzi Dubach – dovrebbero aprire un dialogo con i filantropi perché le persone hanno bisogno di sentire che c’è una volontà che si esprime in modo reale e forte in direzione della speranza».
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