“Io, padre, che guardo le mie figlie cercar lavoro”
Un padre racconta quello che le sue figlie stanno facendo per cercare un lavoro per chiedersi: "La speranza è davvero l'ultima a morire?"

E’ la lettera di un padre come tanti quella arrivata in redazione nelle scorse ore. Poche parole che fanno molto riflettere su una situazione ben più comune di quanto si possa pensare racchiusa nella domanda che il nostro lettore si pone: “La speranza è proprio l’ultima a morire?”. Ecco la lettera.
Buona sera Egregio Direttore
sono il padre di due ragazze che stanno cercando con tantissimo impegno una possibilità lavorativa, tanti colloqui, tanti invii curricoli e al momento tantissima amarezza.Fai il colloquio, l’incaricato chiede se hai esperienze lavorative (anche negative) ma nonostante tu non le possieda, a detta sua rimane entusiasta da come ti proponi e dalle valutazioni conseguite nello studio, tanto da farsi scappare che a parere suo hai ottime possibilità e poi… nessuna risposta, neppure negativa.
Una persona quando esce dall’Università (non sono moltissimi che possono averle) esperienze lavorative non ne ha molte e di conseguenza se le deve fare lavorando ma se non viene messa alla prova quando mai se le può fare?
Il Governo insiste che l’Italia sta riprendendo, che sta ripartendo… ma io sono convinto che non sta ripartendo ma che sta continuando a prendere in giro tutti quanti.
E’ una desolazione, è un dolore continuo al cuore vedere questi giovani che non sanno più dove sbattere la testa per poter trovare un lavoro, le umiliazioni e le mortificazioni a cui sono sottoposti da tutti questi colloqui da cui né in positivo né in negativo ricevono risposte, lo sconforto di vederli sempre più chiusi in loro stessi preda di sensi di colpa per “a loro detta” inutilità.
Chiudo qui anche se avrei altre cose da dire su come le nostre Istituzioni si comportano con i nostri giovani.
Un padre veramente, veramente, veramente scoraggiato dal futuro imminente.
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Secondo me un grosso limite sono le società di selezione che hanno preso piede in tutto ormai e fanno da porta di ingresso per le aziende: queste ricevono le indicazioni, ma le applicano solo alla lettera senza avere le competenze per valutare computamente il candidato, non avendo esse stesse le conoscenze del lavoro definitivo. Come un candidato può spiegare le sue conoscenze/capacità se l’esaminatore non sa di cosa si sta parlando?
Il padre non dice da quale università sono uscite le ragazze.
E’ importante al fine di capire se in quel settore ci siano o meno sbocchi lavorativi.
Purtroppo sull’onda del tutti devono avere un titolo di studio sono nati corsi e facoltà che difficilmente preparano i giovani ad una carriera professionale.
Faccio parte di questi giovani, trovare lavoro è difficile in tutti i settori, i tg dicono dicono… dicono quello su cui dobbiamo concentrarci per lasciar via la verità. Stiamo vivendo qualcosa di terribile, da qualsiasi campo si arrivi ahimè.