Affido condiviso: “La legge c’è ma cambiare è difficile”
Si è svolto a Villa Recalcati il convegno nazionale dedicato alla tutela del minore nelle cause di separazione dei genitori. Tra il pubblico oltre cento persone
Affido condiviso e bigenitorialità. Di questo si è discusso a Villa Recalcati, sabato 25 ottobre, durante il convegno nazionale “L’affido condiviso dalla parte dei minori”, organizzato da Figlipersempre Onlus e dalla provincia di Varese. Argomenti, legati soprattutto alla legge 54/06 che ha introdotto importanti novità in tema di affidamento del minore nelle situazioni di separazione dei genitori, che hanno richiamato a Varese più di cento persone. Tra i relatori, oltre ad esperti e docenti universitari erano presenti anche alcuni parlamentari – Emanuela Baio Dossi, Luca Volontè, Carolina Lussana e Mario Paniz – che si sono occupati personalmente di queste problematiche durante la loro carriera.
«È stato affrontato il tema dell’affido condiviso alla luce delle novità introdotte dalla nuova legge – ha spiegato Vittorio Vezzetti, di Figlipersempre Varese -. Un provvedimento che sulla carta ha ribadito importanti principi, ispirandosi al concetto di bi genitorialità, ma che non è stato poi sostanzialmente applicato dalla magistratura. Per questo motivo sono stati presentati diversi progetti di legge, tra i quali anche uno firmato da noi, che invitano chi deve giudicare a rivoluzionare veramente i suoi criteri di decisione».
Diverse le relazioni e anche qualche testimonianza diretta portate dagli esponenti del mondo associativo: Luca Maranzana, Ernesto Emanuele, Rosy Genduso e Salvo Garofalo.
«L’Italia continua a sottovalutare la questione della condivisione dei carichi familiari e domestici tra uomini e donne – ha dichiarato la presidente nazionale di Arcidonna Valeria Ajovalasit -. Nelle coppie italiane, infatti, sia in quelle con figli che in quella senza, tali carichi ricadono in gran parte sulle donne, rendendo difficile l’ingresso nel mercato del lavoro o la progressione di carriera. Si tratta, insomma, di un problema culturale che, oltre a richiedere un cambiamento profondo nelle relazioni tra i generi, incide con forza sull’economia del Paese. Per questo, bisogna affrontarlo al più presto».
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