Crocifissi: Busto finisce sulle pagine di “der Spiegel” e “El Clarìn”

"Dalla Patagonia al Baltico" la fama del nostro sindaco dopo la bandiera europea messa a mezz'asta per protesta contro la decisione della corte per i diritti umani sui crocifissi nelle aule scolastiche

Busto Arsizio citata su alcuni fra i nomi più noti della grande stampa internazionale. Due riferimenti piccoli piccoli ma il nome della città fa il giro del mondo. A causare le citazioni illustri l’iniziativa del sindaco di mettere a mezz’asta la bandiera dell’Unione Europea che sventola su Palazzo Gilardoni, in segno di protesta contro la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo di dare ragione al ricorso di una donna che chiedeva la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche. La Corte con l’Unione Europea non ha nulla a che fare: ma il sindaco ha pensato bene di buttare tutto nel calderone di Bruxelles. Con buona pace del suo presidente del consiglio comunale, Speroni, che è un europarlamentare, sia pure… molto italiano, talora, nell’esprimersi.

Prendiamo due esempi pratici di circolazione della notizia: in Germania e in Argentina.
Fra quanti hanno ripreso la vicenda vi è il corrispondente da Roma di "der Spiegel", Michael Braun. Per i tedeschi l’argomento ha i suoi bravi perchè: Papa Ratzinger, dopotutto, viene dalla Baviera. In un articolo sulla "battaglia dei crocifissi" scatenata dal parere della Europäischen Gerichtshof für Menschenrechte, come i tedeschi chiamano (con fonetica in verità inquietante) la Corte europea dei diritti dell’uomo, nella parte finale si citano le reazioni di varie autorità locali italiane di fronte alla cause célèbre del crocifisso. Tra questi, figura lombardischen Busto Arsizio, che, riferisce l’attento cronista tedesco, ha deciso die EU-Flaggen an den Amtsgebäuden auf Halbmast zu setzen, ossia, in parole meno minacciose e più comprensibili alle nostre orecchie, di mettere a mezz’asta la bandiera europea sul municipio.

All’altro capo del mondo i colleghi "a testa in giù" di "El Clarìn", il più noto quotidiano d’Argentina, non perdono a loro volta di vista la questione che in Italia, terra d’origine di tanti argentini, agita le relazioni fra istituzioni e Chiesa tirando in mezzo anche l’incolpevole Unione Europea, che molti italiani sembrano ormai confondere con l’Unione Sovietica. In Argentina il rapporto con il cattolicesimo e la Chiesa, pur parte della tradizione storica nazionale, è molto delicato. È ben noto che in nome della "difesa dei valori cattolici" durante la dittatura (1976-1983) furono commessi amche con la partecipazione o l’acquiescenza di (sedicenti) uomini di Chiesa crimini di inaudità atrocità, che solo ultimamente sono stati portati in piena luce e di fronte ai tribunali.
Per fortuna in Italia le battaglie si fanno a simboli e parole. Los crucifijos en las escuelas italianas, un tema que genera polémica scrive il quotidiano in una nota della sua sezione esteri, riferendo di reazioni "indignate" da parte di Chiesa e governo italiano. "Una sentenza storica" scrivono gli argentini, senza prendere posizione pro o contro, ma come dato di fatto in quanto per la prima volta una corte emette una sentenza così netta. Ma la citazione bustocca è datata 5 novembre, nell’articolo Italia rechaza quitar los crucifijos de las escuelas. Sotto una foto di Berlusconi, elencando le reazioni si spiega ai lettori che La reacción más dramática fue la del municipio de Busto Arsizio, en Varese, tierra de la Liga Norte (allí vive el líder Umberto Bossi), donde el alcalde Gigi Farioli puso las banderas italianas y de la Unión Europea a media asta. La Liga Norte es el gran aliado del gobierno conservador de Silvio Berlusconi.
L’alcalde (sindaco) Farioli mette a mezz’asta la bandiera: si attende lo Zorro di turno che la rimetta al suo posto. Ma non si dimentica di citare la Lega, forse a sproposito in questo caso, visto che Farioli non ne fa parte.

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Pubblicato il 06 Novembre 2009
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