La Svizzera al referendum anti-minareti
Se in Italia si discute della costruzione o meno di nuove moschee, i vicini della Svizzera si concentrano invece sul minareto, la torre costruita la fianco degli istituti religiosi islamici
Se in Italia si discute della costruzione o meno di nuove moschee, i vicini della Svizzera si concentrano invece sul minareto, la torre costruita al fianco degli istituti religiosi, rea di essere un “simbolo di rivendicazione del potere”.
L’iniziativa referendaria, grazie alla quale in questi giorni i cittadini svizzeri sono chiamati alle urne, è stata lanciata il 1° maggio e portata avanti da un comitato al quale ha aderito l’Udc, il partito di posizioni liberal-conservatrici svizzero. L’obiettivo è inserire nella costituzione svizzera che “l’edificazione di minareti è proibita”, perché “il minareto è il simbolo esteriore della rivendicazione politico-religiosa che mette in questione i diritti fondamentali costituzionali”, denunciano i promotori del referendum.
Per fare un paragone fra religioni, vietare la costruzione del minareto sarebbe un po’ come vietare al fianco delle chiese cattoliche la costruzione del campanile, perché poi è questo il significato che ha: far arrivare il più lontano possibile il segnale che scandisce la giornata liturgica. Il referendum non impedirà quindi la costruzione di nuove mosche ma solo dei minareti che vi stanno affianco.
Il Governo, la maggioranza dei parlamentari e i vescovi svizzeri sono contrari, ritengono che un simile divieto non possa che esacerbare le relazioni con la comunità islamica presente nel Paese, tra le 350 e le 400mila persone. Valutano strumentale e inutile compromettere i rapporti su un tema di questo tipo e pensano che, forse, proibire i minareti è un modo per proibire che la professione del culto dell’islam diventi fisicamente visibile.
A decidere saranno comunque i cittadini svizzeri, chiamati alle urne da un duplice referendum, uno proprio sul minareto, per il quale, trattandosi di una modifica costituzionale, per la sua approvazione sarà necessaria la doppia maggioranza del popolo e dei cantoni; e l’altro relativo all’esportazioni di armi, un argomento sul quale gli svizzeri sono stati chiamati già due volte ad esprimersi, bocciando la proposta di vietarlo, l’ultima volta nel 1997 con il 77,5% dei voti.
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