Brevetti a rischio, ecco come evitare le contraffazioni

Falsi, copie e violazioni dei diritti: pericoli costanti per le imprese che fanno innovazione. Se ne è parlato in un convegno alla LIUC con docenti, commercialisti ed esperti del settore

Fare innovazione d’impresa vuol dire anche tutelare le proprie idee dalla concorrenza altrui e rispettare i diritti di chi ha già battuto la stessa strada: un concetto con cui le aziende italiane, malgrado le cattive esperienze del passato, tardano a familiarizzare. Nel nostro paese, infatti, lo strumento del brevetto si utilizza poco (l’Italia è solo all’ottavo posto in Europa in questa speciale classifica) e male, e le conseguenze, tra danni economici e lunghe cause, sono spesso nefaste. Se ne è parlato mercoledì 11 maggio nel convegno “Tutela delle innovazioni: come difendersi dagli imitatori”, organizzato all’Università Carlo Cattaneo di Castellanza dal centro di ricerca LIUC Innovazione e Brevetti, nell’ambito dell’iniziativa progettuale RIPPI (Rete Insubrica Promozione Proprietà Industriale). Tra i relatori Sergio Di Nola, professore di Diritto Industriale e della Concorrenza, e Andrea Vestita, commercialista e CTU presso il tribunale di Milano. L’incontro si è concluso con una tavola rotonda a cui hanno preso parte anche il vicepresidente di Univa Riccardo Comerio e il direttore dell’Istituto di Diritto Alberto Malatesta.
“Il problema dei brevetti in Italia – spiega Sara Giordani, direttore del centro di ricerca – ha due facce: le aziende che fanno innovazione sono impreparate da una parte a tutelare le proprie idee, dall’altra a evitare i diritti altrui, cosa tutt’altro che impossibile dato che al mondo esistono milioni di brevetti registrati. Abbiamo quindi voluto articolare il convegno in diverse parti: prima di tutto le imprese devono imparare a difendersi da copie e contraffazioni, facendo valere i propri diritti, se necessario, anche davanti al giudice. In secondo luogo è importante che i titolari di diritti sappiano calcolare il danno subito: succede spesso, come ricordato nel suo intervento dal dottor Vestita, che le aziende non dispongano dei documenti necessari per dimostrare l’entità delle perdite derivanti dalla contraffazione, e che lascino il compito al consulente tecnico d’ufficio assegnato dal giudice”. Un altro errore frequente è quello di affidare al tribunale la risoluzione di ogni controversia: “Non bisogna pensare – continua Sara Giordani – che il riconoscimento dei diritti sia indolore. Certo, esistono strumenti di tutela funzionanti, e la recente partnership tra il Ministero dello Sviluppo e l’Ufficio Europeo dei Brevetti ha reso le cose più facili; tuttavia, il ricorso al giudice comporta spesso che la titolarità del diritto venga rimessa in discussione, e in secondo luogo che la violazione stessa sia sottoposta ad accertamento”. Il riconoscimento di una contraffazione, infatti, non è automatico come molti sono portati a credere: “Il principio per cui basta cambiare una vite per evitare la copia non è valido, né in un senso né nell’altro: spesso vengono valutate come contraffazioni anche realizzazioni leggermente diverse dal brevetto originale, e viceversa. Bisogna quindi sempre controllare e verificare le proprie innovazioni, per evitare di incorrere in contenziosi che comportano tempi lunghi e danni d’immagine”. Quali sono dunque i consigli per le imprese? “Innanzitutto – conclude Sara Giordani – cercare di utilizzare forme alternative di soluzione rispetto al tribunale, come l’accertamento preventivo. E poi evitare il “fai da te”, affidandosi sempre a professionisti: in fase di valutazione del danno si può contare su commercialisti e ingegneri gestionali, per quanto riguarda la tutela esistono affermati consulenti in proprietà industriale, e noi stessi all’interno del centro di ricerca siamo in grado di offrire un servizio di verifica preliminare”.

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Pubblicato il 12 Maggio 2011
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