Abbracciare gli alberi per cambiare il futuro

Gabriele Centazzo, designer nonché titolare della nota azienda di cucine di Pordenone, ha spiegato le ragioni dell'urgenza della sostenibilità

Gabriele CentazzoNell’ambito degli eventi organizzati a Gallarate da Artheco (Interior design solutions), e Valcucine in collaborazione con il Maga (Museo d’arte Gallarate), si è svolta alcuni giorni fa la conferenza dell’architetto Gabriele Centazzo (nella foto) Abbracciare gli alberi”. Il designer, nonché titolare della nota azienda di cucine di Pordenone, ha offerto al pubblico presente spunti di riflessione ma non solo. Ha illustrato con estrema semplicità e chiarezza l’analisi dei fattori che hanno condotto la nostra società a un punto critico e, soprattutto, ha fornito quelle che sono dal suo punto di vista le possibili soluzioni.

Vero e proprio pioniere dell’ecosostenibilità, fin dal 1980, anno di fondazione della sua azienda, ha sempre perseguito le tematiche ambientali trasferendo nei suoi prodotti i principi del riutilizzo delle materie prime, delle basse emissioni tossiche e della durata, fattore che riduce la velocità dei consumi abbattendo la produzione di rifiuti. Partendo dalla constatazione che la nostra generazione lascia un debito ambientale enorme alle generazioni del futuro (ogni anno perdiamo 750 t di humus, 2000 ettari di foresta, si desertificano 16.000 h di terreno, scompaiono da 10 a 30.000 specie viventi disperdendo così l’inestimabile patrimonio della biodiversità), ci si rende conto di aver creato un sistema che, per sussistere, deve essere alimentato dal continuo incremento dei consumi. Questa economia dell’assurdo, che vede il 20% della popolazione consumare l’80% delle risorse esistenti, ha generato una sorta di “saccheggio” del pianeta a discapito di un grande numero di esseri umani che vivono, o meglio, sopravvivono ai margini delle nostre ricche società. Anche volendo tralasciare qualsiasi considerazione etica, questo sistema in cui l’economia plasma il mondo è fallimentare, e la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti. Come uscirne dunque?

«Occorre osare la speranza – spiega Gabriele Centazzo – recuperare i valori, recuperare il senso della bellezza che si è perso nell’appiattimento e nella standardizzazione che ha caratterizzato la società dei consumi». Secondo l’architetto filosofo, attraverso la tecnologia e la creatività si può ridurre l’impatto ambientale delle produzioni ed è proprio grazie all’ecosostenibilità e alla bellezza che riusciremo a condurci fuori della crisi. È ormai chiaro a tutti che non si può competere con i Paesi emergenti sul piano delle quantità e dei prezzi, ma l’Italia può attrarre e competere grazie alla “bellezza”. Il made in Italy, dunque, ancora una volta si impone come un marchio di qualità di valore inestimabile. Coltivare la bellezza come armonia delle diversità, ritrovare gli elementi estetici che vanno al di là delle mode, questa è la direzione che i giovani designer devono perseguire.
Ma quanto tempo occorrerà alle nuove generazioni per riconvertire il meccanismo, per imprimere una nuova direzione alla situazione attuale? «Tanto, perché il debito accumulato è enorme – precisa l’architetto Centazzo – e poi manca una linea guida, manca un leader carismatico che indichi i valori e tracci la strada. Non abbiamo più nessuno cui riferirci, né in campo politico, né religioso, né filosofico».

Intraprendere una strada diversa è possibile, questo in sintesi è il messaggio di Gabriele Centazzo, e a dimostrazione di quanto detto c’è la realtà della sua impresa «In azienda etica e produzione si fondono, si accettano pochissimi compromessi. L’azienda si plasma e vibra in questa direzione perché tutte le persone che ne fanno parte “vogliono” seguire questa direzione». E ai giovani architetti che si apprestano a intraprendere la professione nel campo del design, il progettista dice «Il design industriale non è più come una volta, quando bastava un’idea iniziale che veniva poi sviluppata da bravi artigiani, persone che erano in primo luogo bravi “traduttori”. Oggi l’industria vuole progetti, quindi i giovani designer devono specializzarsi in settori specifici per elaborare proposte valide. La competenza e la conoscenza (dei materiali, delle tecniche…) sono fondamentali, sempre. E consentono inoltre di vincere la resistenza dei tecnici che, per definizione, sono dei veri e propri sabotatori delle innovazioni». 

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Pubblicato il 25 Ottobre 2011
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