Acqua più cara per “ripulire” il fiume
Legambiente e Arpa presentano i dati sul fiume che rimangono pessimi per via di scarichi fognari non depurati e depuratori inefficienti. Il piano per salvare il fiume è molto oneroso e si pensa ad adeguare le tariffe idriche
Pessimo. Anche per quest’anno questo sarà l’attributo che ARPA userà per identificare il fiume Olona. I dati diffusi in un incontro organizzato da Legambiente con il supporto dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, infatti, certificano una qualità dell’acqua tutto sommato accettabile solo fino a Varese per poi peggiorare progressivamente. Le rilevazioni, che si riferiscono ancora al 2010, testimoniano che dall’inizio del nuovo millennio non ci sono stati miglioramenti significativi nella qualità delle acque ma, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, la colpa non è da imputare alle aziende presenti lungo il corso dell’Olona. «L’impatto di chi scarica direttamente nel fiume non presenta grosse criticità grazie agli interventi degli ultimi anni», spiega Valeria Roella, dell’unità operativa monitoraggi e valutazioni ambientali di ARPA che nel delineare le colpe più pesanti punta il dito contro «fognature, scolmatori di piena e depuratori vecchi e malfunzionanti».
Sui 20 depuratori presenti lungo il corso del fiume, infatti, ben uno su due presenta anomalie o malfunzionamenti che si ripercuotono inevitabilmente sulla qualità dell’acqua riversata nell’Olona. Ma c’è di più. Una percentuale tra il 60 e il 70% dei carichi organici inquinanti tra Castiglione e Rho, infatti, deriva proprio da scarichi non depurati: fogne che scaricano direttamente i propri liquami nel fiume senza alcun tipo di trattamento o per problemi agli scolmatori di piena.
Sono proprio questi ultimi a rappresentare il più grande problema per il fiume. Lo scolmatore altro non è che una paratia fissa che, in caso di grosse precipitazioni piovane, viene superata dal livello delle acque in eccesso evitando così di eccedere la capacità massima del depuratore a loro collegato. L’acqua, quindi, viene scaricata nel fiume senza trattamenti ma questa è una procedura di emergenza che dovrebbe entrare in funzione solo in caso di improvvise e violente piene. Non sempre, però, lo scolmatore funziona come dovrebbe e quindi gli sversamenti si registrano anche in periodi di secca. La causa principale è da attribuirsi ad impianti logori e che necessiterebbero di immediati interventi di manutenzione ma anche laddove gli interventi sono stati fatti le anomalie possono registrarsi, come a Fagnano. «Quando questo succede è perchè si registra l’apertura abusiva di scarichi industriali -spiega Sergio Broggini, assessore all’ambiente di Fagnano- che supera la capacità di depurazione dell’impianto» e quindi lo scolmatore scarica nel fiume. «Si tratta però di atti penalmente rilevanti sui quali è anche già intervenuta la procura di Busto Arsizio», precisa Broggini.
Per uscire da questa impasse, però, scende in campo anche la regione con un progetto chiamato “contratti di fiume”. Si tratta di programmi per la riqualificazione strategica dei corsi d’acqua con opere che spaziano dagli interventi su depuratori e impianti fognari fino alla comunicazione e il volontariato. In questa prima fase «vogliamo portare a casa esperienze pilota», spiega Laura Corbetta di Regione Lombardia, e per questo saranno messi a disposizione circa 8 milioni di euro. Ma non bastano. Secondo le stime del Sindaco di Fagnano, Marco Roncari, per riqualificare il solo bacino dell’Olona l’ordine di grandezza è quello delle centinaia di milioni di euro e per raggiungere questa somma non si escludono aumenti di tariffa. E anzi, esisterebbero già progetti e proiezioni, ma nessuno si sbilancia più di tanto. Per capire, però, cosa potrebbe succedere Laura Corbetta ricorda che «la tariffa in Europa per lo smaltimento dell’acqua arriva anche a 4 o 5 € al metro cubo». In Italia, invece, siamo a 50 centesimi.
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