Dopo i ratti le mutande. Nuova campagna anti italiano
In vista delle elezioni l'Udc ticinese rilancia una nuova serie di manifesti contro i frontalieri e gli immigrati. Gli autori sono gli stessi di Bala i ratt
Con il voto ritornano i manifesti contro i frontalieri e gli stranieri. L’ultima puntata del filone "Bala i ratt", lanciata nei giorni scorsi dall’Udc ticinese, mette in mostra cittadini in mutande con un messaggio chiaro contro l’immigrazione. D’altronde nel Cantone è tempo di elezioni e, in vista delle comunali di Lugano, dove domina il confronto tra l’ex sindaco Giudici e il leghista Borradori, il partito di destra punta sul sentimento antistraniero per ottenere consensi elettorali. I promotori di «siamo in mutande» sono il partito di destra ma anche la stessa azienda pubblicitaria che nel 2010 ideò il paragone ratti-frontalieri. «I nostri lavoratori – recita la campagna Udc – sono messi sotto pressione dagli accordi bilaterali, soprattutto nel settore terziario. Sempre più sostituiti da lavoratori frontalieri, i nostri disoccupati tendono inesorabilmente ad aumentare». Accanto alle accuse di dumping il partito ripropone inoltre l’attacco all’immigrazione «di massa» criticando gli accordi di Shengen, ritenuti la causa della «libera circolazione dei criminali».
Il precedente – Nel settembre del 2010 Pierre Rusconi, oggi consigliere nazionale dell’Udc, rivendicò la campagna contro gli stranieri apparsa su Facebook e nelle strade del Cantone. Nei manifesti, i lavoratori italiani e gli immigrati erano rappresentati come topi intenti a divorare il formaggio svizzero, simbolo della ricchezza della Confederazione. La trovata ha alimentato immediatamente dure polemiche in Italia ed è stata condannata da molti partiti elvetici. I toni xenofobi utlizziati sono stati oggetto di provvedimenti in Parlamento e anche nelle sedi istituzionali dell’Unione Europea.
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