“Fornace, progetto sbagliato fin dalla nascita. Ecco come rilanciarlo”

Incontro con il coadiutore del curatore fallimentare della struttura: tutto un piano è ormai deserto, non si sono negozi e vi sono decine di milioni di euro di debiti. “Ma vi sono le potenzialità per sistemare tutto”

«La Fornace è un comparto sbagliato nella sua logica commerciale, fin da come è stata pensata la sua costruzione. Ma noi vogliamo rilanciarlo, ci sono tutte le possibilità per poterlo fare». Francesco Manzi è il coadiutore del curatore fallimentare, Renato Salerno. Manzi si occupa delle parti tecniche, urbanistiche e commerciali; fa parte di una società specializzata proprio nelle rivalutazioni immobiliari.
«Oggi stiamo cercando di mettere una pezza a questi errori del passato, per rendere tutto il complesso più appetibile al mercato – spiega Manzi -. Vogliamo posizionare il bene in una condizione di vendibilità considerando anche la crisi in atto nel mercato immobiliare. Vogliamo rivalutare la struttura, senza dimenticare il contesto urbano in cui siamo, in modo che tutto diventi appetibile per eventuali investitori. Infatti, la Fornace è molto legata al centro cittadino, non vogliamo che crei difficoltà commerciali o moria di piccoli negozi».

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Fornace, chiudono altri negozi 4 di 13

La situazione alla Fornace infatti non è delle più rosee. Ormai tutti i piccoli negozi hanno chiuso, tutto il primo piano è deserto e i costi di gestione per coloro che sono rimasti sono elevatissimi. Da qualche mese è stato nominato il curatore fallimentare: i debiti sono di molto superiori ai crediti e ammontano a diverse decine di milioni di euro. Il compito che hanno il curatore fallimentare e il suo coadiutore è quello di mettere insieme, su mandato del giudice, un progetto di rilancio della struttura. Questo, in maniera tale che, quando verrà messo all’asta tutto il complesso, sia venduto al miglior offerente con una preciso progetto di rilancio che dovrà essere osservato dall’acquirente.
«Abbiamo incontrato l’amministrazione comunale e abbiamo proposto le nostre idee – prosegue Manzi -. Sono molto disponibili al dialogo e di questo ne siamo contenti. La nostra idea principale per il progetto è quella di creare più unità tra le strutture esistenti, attraverso una galleria che colleghi i due edifici e che sia sopraelevata rispetto al parcheggio. Inoltre, la struttura non completata deve essere demolita, perchè così com’è non ha senso».

Molti anche i discorsi aperti con altre realtà: «Siamo disponibili a qualsiasi forma di dialogo, sia con le realtà esistenti come il centro commerciale Coop – spiega Manzi -, sia con la Regione in considerazione delle nuove normative sui centri commerciali». Infatti in centro tradatese non è definito come “centro commerciale” proprio perchè non è mai passato dalla conferenza dei servizi regionale.
Secondo Manzi ci sono molte possibilità per il rilancio di tutto il comparto: «Il bacino di utenza c’è ed è abbastanza interessante, la moria dei negozianti è dovuta semplicemente al fatto che è sbagliato il progetto dalla nascita. Va anche tenuto presente che non siamo di fronte a un centro commerciale esterno alla città, ma interno, che può far parte della realtà cittadina. Per questo crediamo vada migliorata anche la viabilità».
I tempi per ottenere un progetto non dovrebbero essere lunghi, si parla di qualche mese, ma sicuramente entro la fine del 2014. Poi saranno il mercato ed eventuali investitori a decidere se credere ancora nel comparto polifunzionale, o futuro centro commerciale, della Fornace.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Gennaio 2014
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La Fotostoria della Fornace di Tradate 4 di 16

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