Uno spazzacamino alla sfida del Sahara
Mario Paonessa, 45 anni di Marchirolo, è pronto a partecipare alla "Marathon des Sables": sei tappe e 250 chilometri sotto il sole del deserto in piena autosufficienza. «Realizzo un sogno nel cassetto»
Milletrecentottanta atleti si stanno preparando a correre 250 chilometri, suddivisi in sei tappe, nel cuore del Sahara marocchino e in totale autosufficienza di cibo; un esercito di podisti che disputeranno la 30a edizione della più difficile delle competizioni di questo tipo, che comincerà infatti tra pochi giorni, il 5 aprile. Ecco che cos’è la Marathon des Sables: un’avventura per gli amanti delle corse estreme. Atleti professionisti, impiegati, imprenditori, spazzini, padri di famiglia per circa dieci giorni (la data di partenza è certa, quella di arrivo meno…) metteranno alla prova se stessi in uno degli ambienti meno ospitali del globo: il deserto.
Tra questi “pazzi” c’è anche un varesino, Mario Paonessa da Marchirolo, classe 1970 e spazzacamino di professione: è lui che racconta che cosa voglia dire vivere e prepararsi a correre un’esperienza del genere sotto il sole, senza punti di riferimento, tra la sabbia del Sahara che complica ogni cosa.
«Da diversi anni corro a livello amatoriale – spiega Mario – e tento di trovare sempre nuovi stimoli per me stesso; la Marathon des Sables è la regina delle gare estreme. Per noi podisti un po’ matti è un sogno del cassetto poter partecipare, innanzitutto perché richiede grande tenacia, tempo da dedicare all’allenamento, disponibilità economica per la trasferta. E poi, anzitutto, bisogna riuscire ad iscriversi; ogni nazione infatti ha un numero chiuso di partecipanti».
Paonessa non è nuovo a questo tipo di esperienze: «L’anno passato ho corso per 100 chilometri nel deserto della Tunisia, ma questa gara sarà lunga più del doppio; ci aspettano infatti 250 chilometri suddivisi in sei tappe, di cui la quarta, seguita dall’unico giorno di riposo della competizione, è la più estrema: 80 chilometri. La quinta frazione è invece sulla distanza della maratona tradizionale: 42 chilometri. Gli altri giorni invece si corrono mediamente 35 chilometri».
Percorsi che ovviamente non prevedono il comodo e liscio asfalto di città: «Il terreno sarà molto differente a seconda delle tappe; davanti a noi avremo distese di sabbia, tratti rocciosi, montagne. Ecco perché mi sono preparato correndo fino a 60 chilometri giornalieri nei boschi varesini, per familiarizzare con un terreno scosceso e imprevedibile». Come se non bastasse il luogo inospitale, a rendere la vita ancora più difficile agli atleti ci sarà anche lo zaino sulle spalle: «Ogni atleta porta con sé tra una tappa e l’altra vestiti, cibo liofilizzato per tutta la durata della competizione e il necessario per passare la notte nell’accampamento allestito di tappa in tappa. L’organizzazione ci fornisce solo l’acqua e l’assistenza medica. Il mio zaino – spiega poi Paonessa – peserà circa 9 chili e dovrà contenere tutto il necessario per sopravvivere in piena autosufficienza, tenendo conto che ogni giorno per sopravvivere dovrò mangiare almeno duemila calorie».
Mario Paonessa non sarà l’unico italiano in gara; nel gruppetto “azzurro” possiamo anche vantare anche un vincitore di questa competizione: «Marco Olmo ora ha 64 anni, ha già corso ben 20 volte la Marathon des Sables e ha vinto ben due edizioni. Io però non punto a tanto; arrivare al traguardo sarà la mia vittoria personale» chiude Paonessa. Che comunque ha già tatutata questa gara sulla pelle – letteralmente – ma pure nel cuore.
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