Cardenio, uno spettacolo che fa pensare

La recensione di Silvio Raffo sull'intenso spettacolo dedicato alla figura di Gerolamo da Cardano, matematico tormentato dal dubbio e dalla ricerca della perfezione

gerolamo da cardano

La recensione, firmata da Silvio Raffo, dello spettacolo andato in scena a Gallarate durante Duemilalibri e dedicato al grande matematico

Una lavagna fitta di radici quadrate, parentesi e formule matematiche, un’enorme scacchiera al centro, e di lato pile di voluminosi tomi in precario equilibrio: questa la scenografia di “Cardenio”, singolare piéce teatrale scritta da Romeo Tofani e diretta da Serena Nardi. Due le figure sul palco, una maschile e una femminile: lui, in farsetto con jabeau e pantaloni aderenti, scrive forsennato alla lavagna, lei, in un sontuoso abito di gala bianco come la neve, tiene un volume aperto in grembo, seduta al centro della scacchiera. Il dialogo tra i due è spesso interrotto dagli scoppi di un violento temporale, che in realtà sottolineano i momenti più significativi della sticomitia.

Chi sono i due personaggi? Di lui apprendiamo quasi subito il nome: si tratta di Girolamo Cardano, insigne astrologo e matematico (non dimentichiamo che il vocabolo “mathémata” in greco indicava i principi fondamentali della conoscenza), di lei non sapremo l’identità fino alla fine (e con certezza neanche alla fine: dama di compagnia, amabile figura vista in un lontano sogno, o addirittura figlia del protagonista?) Ma qual è la cosiddetta trama? O, come direbbero i latini, “de qua re agitur”? Si tratta né più né meno che dei massimi sistemi: non in senso solo scientifico – che sarebbe poco entusiasmante, per non dire noioso – ma più propriamente in ambito esistenziale. La diatriba – garbata e veemente al contempo – ruota intorno a una tematica non lontana da quelle (ovviamente più articolate e complesse) di certi dialoghi platonici o disputazioni sofistiche e stoiche. La ‘quaestio’, come si rivela ben presto, consiste nella ricerca di una priorità tra due diverse scelte di vita. E’ più importante ‘sapere’ o, semplicemente, ‘vivere’? E’ la fanciulla a rimproverare all’uomo di scienza l’importanza da lui attribuita all’esplorazione teoretica, alla conoscenza e all’intelletto, sostenendo la superiorità del sentirsi in armonia con se stessi, l’ebbrezza insuperabile di una “coscienza felice”: l’istinto, insomma, e l’amore, anziché la sapienza, il “lavoro” e la brama del successo. (“Tu, Girolamo Cardano, non sei infallibile, e le stelle possono ingannare…”)

Il testo è di una raffinatezza e un acume incredibili se si pensa che chi l’ha scritto è un ragazzo di ventitré anni, peraltro già noto come attore, come autore di un romanzo, “Assolo di viola”, e regista di una piéce di ottimo livello, “Vittima”; una miniera anche dal punto di vista delle piccole sentenze che affiorano qua e là in controcanto a paradigmi scientifici (“L’uomo solitario è una bestia, o un dio”, “Nessuno può sentirsi completo, la nostra natura è insaziabile”, “Le leggi matematiche muovono ogni cosa”, “La fama non è che la memoria dei grandi custodi dell’uomo”); un florilegio di apodittiche moralità di sapore senechiano (“Se non riesci ad essere quello che vuoi, sarai quello che puoi, ma devi esserlo al meglio; forse l’indicazione più preziosa è quella relativa alla “perfezione del possesso di quel tanto di felicità che si è riusciti a raggiungere”, poiché “possedere è un conto, possedere perfettamente è un’altra cosa”.

La produzione teatrale contemporanea, in Italia, (per tacere del cinema!) è piuttosto povera di testi spiritualmente densi, portatori di un messaggio che abbia a che fare con la sfera dell’interiore, del mitico “gnòthi s’autòn”. Per questo è veramente apprezzabile uno spettacolo come “Cardenio” ; oltre che per l’ottima tenuta ritmica e la recitazione sorvegliata e brillante di Sarah Collu e di Andrea Tibaldi. Un omaggio alla figura di un grande scienziato del Cinquecento assolutamente attuale, personaggio prodigioso che dal piccolo centro di Gallarate, dove visse per qualche tempo, estese la sua fama ben oltre i confini della penisola diventando più famoso perfino di Leonardo – e insieme un omaggio al più grande drammaturgo dell’età moderna : infatti “Cardenio” è il titolo di una commedia di Shakespeare mai scritta.

Il tormentato matematico, che alla fine si fa dare scacco matto dalla misteriosa fanciulla, e il geniale maestro di tanti capolavori sono dunque legati da un sottile “fil rouge”, giacchè sicuramente Shakespeare aveva letto le opere di Cardano. E il celebre monologo amletico non verte anch’esso intorno a un eterno irrisolvibile dubbio?

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Pubblicato il 19 Ottobre 2015
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