L’olmo

Un altro appuntamento con il viaggio nella natura del Varesotto del nostro lettore Teresio Colombo

L'olmo

Il giorno 30/11 approfittando del bel tempo e stimolato da quanto visto al parco Morselli ho ritenuto di fare una passeggiata lungo il sentiero dal Poggio, subito dopo aver posteggiato vedo fiorite delle belle Palle di neve (1) (Viburnum opulus) con fioritura in anticipo di almeno 2 mesi rispetto al previsto, anche se non si tratta di vegetazione spontanea; mi incammino fino alla località denominata Pianezzo nel territorio del comune di Luvinate dove a fianco di un malandato capanno per la caccia agli uccelli vedo alcuni arbusti di una specie non comune nel territorio varesino ne faccio alcune foto e sulla base di ricerche fatte successivamente ho dedotto che si tratta di una specie di Eleagno (2,3,4) (Eleagnus umbellatus) si tratta di un frutto abbastanza attraente per gli uccelli, particolarmente i tordi, non ho provato le bacche perché anni fa mi era stato detto che fossero velenose cosa che non sarebbe risultata vera, comunque ho dedicato a questo arbusto ben 3 diverse foto perché ritengo che solo i frequentatori del sentiero 10 abbiano l’occasione di vederlo da vicino è l’unico ritrovamento che abbia fatto di questa pianta.

Approfittando della vicinanza ho realizzato le foto della Betulla (5) (Betulla pendula) albero che ben si adatta in tutti i territori, elegante di linea è albero pioniere per le vegetazioni successive caratteristica è la sua corteccia che è prodotta in sottilissimi strati in parte tendenti al distacco, della stessa famiglia ma con legno molto più duro ed accrescimento abbastanza lento il Carpino comune (6,7) (Carpinus betulus) dalla corteccia apparentemente liscia che però mostra da vicino le fessurazioni superficiali profonde meno i un mm e che trattiene le foglie secche più a lungo che non altre piante, si aggiunga la facilità di adattamento ai vari interventi di giardinaggio e alla comodità di ritrovarlo comunemente nei nostri boschi e si capisce l’importanza di questa essenza nella realizzazione dei grandi parchi a tutto ciò si deve aggiungere che il noto fitoterapeuta Dr. G. Peroni nel suo Prontuario pratico indica il carpino, nei suoi derivati, utile nella cura di bronchiti croniche, tossi, riniti, sinusiti, tracheiti e faringo-tracheiti; ancora nel piccolo boschetto si ritrova una Quercia comune (8,9) (Quercus robur) essenza della quale è stata ampiamente coperta sia la zona collinare sia la pianura  che comunque da sempre è simbolo di forza, la sua corteccia si presenta sensibilmente fessurata, il legno particolarmente resistente è stato ampiamente utilizzato nelle abitazioni.

Sono ritornato in questi boschi il 2/12 così ho fotografato la Fusaggine (10) (Euonymus europea) una celesteracea ad ampia diffusione nel territorio varesino e con i nomi più svariati fra cui: corallini, berretto da prete, ed evonimo ed è per questo motivo che indico quasi sempre la denominazione ufficiale espressa dai botanici in latino, il termine di fusaggine deriva dall’utilizzo come fuso del fusto e dei rami particolarmente diritti e di forma quadrangolare; l’arbusto assume una aspetto particolare in autunno quando mostra le bacche arancioni e la loro copertura rosso vivace anche le foglie col freddo assumono un colore rosso sangue tanto che qualcuno ha utilizzato questa pianta a scopo ornamentale, che vivamente sconsiglio per la tossicità delle bacche.

Siccome pensavo che non avrei trovato fiori ho ritenuto opportuno fotografare queste due felci la prima è relativa a un esemplare di Gymnocarpium (11) che cresce normalmente in pochi esemplari e non si conosce un nome volgare che ce ne ricordi l’utilizzazione due foto le ho dedicate alla Cystopteris (12,13) anche di questa felce non conosco il nome volgare né le utilizzazioni e ciò appare abbastanza strano se si pensa che le felci sono fra i primi vegetali che sono apparsi sulla terra. Finalmente vedo una pianta che devo assolutamente fotografare perché si tratta di un Olmo (14) (Ulmus glabra) il legno è particolarmente duro e resistente agli urti e a lunghi periodi di immersione l’hanno reso importante nella costruzione di imbarcazioni almeno fino al sopraggiungere de ferro e della plastica. Uscito dal sentiero pedonale prendo la strada che mi porterà alla base del Pianezzo e con relativa sorpresa mi ritrovo con una fioritura abbondante di Pervinche (15) (Vinca minor) che creano un notevole contrasto con le foglie secche che fanno da sfondo, anche questo fiore presenta una piccola dose di tossicità.

Ma la vera stranezza è stata quella di trovare il fiore di una Cinquefoglie fragola secca (16) (Potentilla micrantha) già aperto, i primi si vedono normalmente a marzo, il nome di questa pianta è dovuto al mancato sviluppo del frutto, il riconoscimento di questa rosacea è molto semplice, le foglie simili a quelle della fragola ma molto più scure e pelose, il fiore è bianco salvo nella parte inziale di ciascuno dei 5 petali che è di un rosso-violaceo, la pianta non ha alcun interesse se non quello di essere uno dei primi fiori della primavera. Ecco davanti a me un bel ciliegio (17) che svetta assieme ad altre piante per cui ritengo utile fotografarne il tronco con le classiche fessurazioni della corteccia parallele ed orizzontali che costituiscono il metodo più comodo per individuare questi alberi molto comuni nei nostri boschi, ancora più attraente è il ramo di Ruscolo pungitopo (18) carico di bacche mature.

Teresio Colombo

di
Pubblicato il 15 Dicembre 2015
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L’olmo 3 di 18

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