Missione “Dakar” compiuta: Toia e Amos hanno concluso il raid
I problemi fisici al motociclista e quelli meccanici al pilota non hanno fermato i due varesini, giunti soddisfatti all'arrivo di Rosario

Due settimane dure, avventurose, rischiose: in una parola bellissime. La “Dakar”, il raid motoristico più famoso e importante al mondo ha regalato ancora una volta emozioni pur senza il palcoscenico originale, quello africano, e ha permesso a due piloti della provincia di Varese di realizzare il proprio sogno e vivere in prima persona la corsa che si è snodata tra Argentina e Bolivia.
Diocleziano Toia tra le moto ed Eugenio Amos tra le auto sono finalmente saliti sul palco di fine prova montato a Rosario, città non lontana da Buenos Aires (da dove si era partiti a inizio 2016), portando a termine un rally irto di difficoltà fisiche e tecniche.
Toia ha bissato il risultato del 2015 (quarto) nella categoria “Malles Moto”, piloti cioè privi di assistenza che alla fine di ogni tappa erano chiamati a revisionare e nel caso aggiustare il mezzo meccanico (una nuova Ktm 450 per il gallaratese). Al di là di queste difficoltà – la “Malles” è l’espressione più avventuriera della “Dakar” – il popolare Diok ha dovuto reggere fino al termine con infortunii di un certo rilievo. Il più serio a un ginocchio, a causa di una botta rimediata su un sasso infido: Toia in accordo con i medici ha comunque portato a termine il raid anche con alcuni momenti spettacolari dimostrando – a 40 anni passati – una preparazione fisica notevole.

Per lui anche il 48° posto nella graduatoria finale delle due ruote, gara vinta per l’ennesima volta da una Ktm: la casa austriaca ha superato di nuovo la concorrenza, e in particolare l’edizione 2016 non ha sorriso alla HRC Honda guidata dal manager varesino Martino Bianchi. La moto giapponese è stata protagonista nella prima fase, poi la Ktm ha preso il sopravvento e fatto doppietta con l’australiano Toby Price e con lo slovacco Svitko.
Eugenio Amos, impegnato nella sua prima esperienza dakariana su un veicolo “Polaris” ha vissuto stati d’animo differenti durante la corsa. Dopo essere risalito in classifica a ridosso del piemontese Cinotto, leader della sua categoria, il 30enne varesino (navigato dall’esperto spagnolo Tornabell) ha rischiato il ritiro per guai al differenziale e al motore. Dopo una notte di tensione per via di una possibile squalifica (ma gli organizzatori stessi avevano indicato ad Amos e Tornabell di proseguire sino a un determinato bivacco), l’equipaggio del pilota nostrano è riuscito ad arrivare a Rosario nonostante un mezzo spinto ai limiti dopo i guasti del giorno precedente. Per lui la 62a posizione finale.
La vittoria, tra le auto, è andata alla favorita Peugeot che ha dominato a lungo la gara ma poi ha perso per strada due dei tre big, Loeb e Sainz. La casa del Leone però ha potuto contare sul leggendario Peterhansel, al 13° successo personale tra moto e auto. Alle sue spalle la Mini del campione uscente Al-Attiyah.
In una gara con pochissimi protagonisti italiani – soprattutto se pensiamo alla partecipazione degli anni africani – bisogna poi registrare il successo tra i camion di un veicolo tricolore, l’Iveco condotto dall’olandese De Rooy. Hanno invece cognome italiano ma nazionalità argentina Marcos e Alejandro Patronelli, dominatori su Yamaha della classe quad.
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