Più medici sul territorio: presidi polispecialistici sempre aperti

Tra le innovazioni introdotte c'è il maggior coinvolgimento dei medici e pediatri di base, chiamati a lavorare in centri dotati di attrezzature diagnostiche e con la consulenza immediata di specialisti

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La riforma sanitaria, entrata in vigore il primo gennaio scorso, affida un compito rilevante ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta. Non saranno solo le prime sentinelle del territorio ma diventeranno un fulcro dell’assistenza sia cronica sia specialistica.

Come? « Ci dovremo coordinare con le ATS per identificare dei presidi in ognuno degli ex distretti ASL – spiega il dottor Aurelio Sessa, medico di medicina generale – Il modello prevede che si incentivi la costruzione di sistemi di rete che vedano agire insieme medici e pediatri di base e specialisti. Prevediamo che entro sei mesi si possa avviare questo tipo di  esperienze dove si possa lavorare avendo anche a disposizione dotazioni di diagnostica base per fare i primi esami. Parliamo di un’assistenza che potrà alleggerire il carico di lavoro di pronto soccorso e corsie».

Il futuro “ambulatorio”, che sarà chiamato “PREST”,sommerà in un’unica sede diverse specialità a cui il medico di medicina generale potrà fare riferimento ma anche un punto prelievi, un ecografo o un apparecchio per le radiografie così da poter svolgere le prime indagini.
Personale medico e infermieristico, inoltre, sarà sempre a disposizione grazie alla nascita dei CREG che saranno una nuova forma di collaborazione a rete tra medici di medicina generale e guardia medica operanti nello stesso distretto e dove sarà sempre reperibile personale sanitario ( medici e infermieri) sere e giorni festivi compresi: « Già ora – chiarisce il dottor Sessa – nelle aggregazioni di medici, uno di turno il sabato mattina dalle 8 alle 12 c’è sempre. L’evoluzione dei CREG sarà l’offerta continua di assistenza di primo livello».

Tra i compiti nuovi dei medici di base ci sarà la sottoscrizione con i pazienti cronici di un patto per la presa in carico globale. Per contenere i costi legati alla cronicità ( da soli assorbono il 70% della spesa sanitaria regionale) si costruirà un percorso fatto di controlli ed esami al fine di evitare l’acuzie della malattia e le complicanze. In questo modo saranno contenuti gli accessi in pronto soccorso e negli ospedali con un miglioramento della qualità della vita. Nel patto si prevede che medici di base e specialisti inseriscano il paziente in un programma che verrà gestito dai “POT” centri ospedalieri di assistenza della cronicità ( sul territorio varesino è prevista l’apertura sperimentale di un POT a Somma Lombardo).

Per sostenere i costi di questa nuova medicina territoriale, Regione Lombardia ha deciso di stanziare fino a 900 mila euro, a ci si aggiungono 880 mila euro per aumentare l’apertura degli ambulatori medici il sabato mattina.

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Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Gennaio 2016
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