Global Learning, allievi e maestri “costruiscono” insieme la mostra
Studenti delle superiori, delle Accademie e insegnanti hanno collaborato con gli artisti che hanno allestito dieci opere al museo

Lavorare per l’arte significa cercare nella propria anima, nel proprio essere. È libertà, ma è anche metodo. Questi sono alcuni concetti che hanno potuto imparare gli studenti delle scuole superiori, le Accademie e gli insegnanti che hanno collaborato con gli artisti durante i loro workshop, al termine dei quali sono state realizzate dieci opere che costituiscono il prezioso contenuto della mostra “Global Learning” al museo Maga.
La mostra è stata inaugurata sabato 17 giugno alle ore 18.30 e i visitatori sono arrivati preparati e formati in merito ad essa perché hanno potuto partecipare dalle ore 15.30 al convegno intitolato “Practing Art” in cui si è potuto dialogare sull’arte contemporanea, sulla produzione artistica e sulle pratiche educative. Tra gli artisti coinvolti nel progetto vi sono Francesco Bertocco, Stefano Cagol, Andrea Caretto e Raffaella Spagna, Roberto Fassone, Ettore Favini, Alessandra Ferrini, Jacopo Miliani, Valerio Rocco Orlando, Cesare Pietroiusti, Luca Trevisani e Enzo Umbaca.
Il rapporto che si è creato tra gli studenti e gli artisti è molto simile a quello che si instaura tra qualsiasi allievo ed il proprio maestro, dove ognuno trae giovamento dall’incontro con l’altro (poiché c’è sempre qualcosa da imparare) e lo studente non subisce una perdita di autonomia seguendo i passi suggeriti dall’insegnante perché essi danno solo la base su cui poi ognuno può sviluppare e dare addito alla propria personalità.
Il primo artista a raccontarci di questo incontro, di questa relazione sviluppata durante i workshop è stato Stefano Cagol: sviluppando il suo lavoro sull’energia (intesa sia fisica sia come metafora della forza motrice di cui la cultura è rappresentante) e parlando con gli studenti, si è confrontato con le nuove tecnologie ed è arrivato ad ideare un progetto che prevedeva l’uso dell’infrarosso. Attraverso questa strumentazione è stato in grado di interpretare l’energia sotto forma di calore e di vedere la realtà da un altro punto di vista.
In merito al rapporto tecnologia-arte sono stati esemplificativi anche gli interventi di Riccardo Lisi (dello spazio per l’arte contemporanea “La Rada” di Locarno) e di Roberto Fassone. Lisi ha sottolineato l’importanza nell’approcciarsi e nel saper sfruttare correttamente le nuove tecnologie, vero indice della contemporaneità, con le quali è possibile aprire nuove frontiere sulla fruizione dell’arte e dei musei (come ad esempio le innovazioni apportate dalla SUPSI, le quali hanno permesso agli ipovedenti di usufruire dei servizi museali). Roberto Fassone invece ha realizzato un software (è possibile trovarlo su Internet con il nome di SIBI) che, basandosi sulla relazione gioco e arte, permette al pubblico di realizzare delle performance artistiche.
Una particolarità dell’inaugurazione è stata la performance di Ettore Favini che ha permesso ai visitatori di fare un’esperienza diretta ed in prima persona con l’arte contemporanea: il pubblico poteva prelevare delle arance che erano poste a terra formando la sagoma dell’artista per poi portarle al bar dove venivano spremute. Con questa performance si è evidenziato il fatto che l’arte contemporanea è vita, non deve essere per una elitè ma deve poter essere usufruita da tutti.
Questo articolo rientra nel progetto del Social Team di [OC] Officina Contemporanea, la rete per la cultura a Gallarate
Emmanuele Occhipinti
(galleria fotografica: Simona Livrieri)
Foto
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