Baby Card, “un premio ai bambini più gallaratesi degli altri”
Rocco Longobardi critico sul nuovo strumento lanciato dalla giunta Cassani: "La genealogia della residenza al di sopra del bisogno. Pura propaganda"

#primaibambini: Rocco Longobardi, della lista La Nostra Gallarate 9.9, ha messo anche l’hashtag, nel commentare la “Baby Card”, il nuovo strumento con cui il Comune di Gallarate ha previsto un bonus per le famiglie che hanno scelto di avere (almeno) un secondo figlio. Longobardi usa la sigla #primaibambini in senso critico, dubbioso sui criteri introdotti da Palazzo Borghi.
«Il sindaco decide di elargire un bonus ai neonati di famiglia gallaratese di lungo corso, dotati di fratelli» esordisce, con un filo d’ironia, Longobardi. «250 euro che andranno ai 100 gallaratesi più gallaratesi degli altri, indipendentemente dal reddito familiare». Il riferimento è a uno dei tre criteri restrittivi che l’amministrazione di Andrea Cassani ha stabilito, dovendo stabilire una graduatoria di accesso alla misura. A non convincere Longobardi è il criterio della residenza “storica” a Gallarate: «un punto per ogni anno di residenza di madre e padre, vincono i cento genitori che accumulano più punti» commenta con sarcasmo.
«Una misura che finirà per premiare le coppie meno giovani e con maggiori possibilità economiche. La genealogia della residenza al di sopra del bisogno. L’esatto contrario di quello che dovrebbe fare una buona politica per la famiglia», conclude Longobardi.
Quale poteva essere l’alternativa? «Meglio sarebbe stato distribuire il bonus in base all’età è al reddito oppure utilizzarlo per qualche intervento urgente nelle scuole, del quale avrebbero beneficiato tutti i bambini #primaibambini».
L’amministrazione ha rivendicato i tre criteri (più di un figlio, genitori residenti in Italia da almeno dieci anni, premio alla “gallaresità”) come scelta politica specifica e voluta, per far sì che il bonus andasse a sostegno della classe media, a «quelle famiglie troppo spesso escluse da misure e agevolazioni pubbliche» che invece si basano sul reddito. Come ha sottolineato l’assessore Bonicalzi, questa è la ragione che ha portato a « non porre limiti di reddito, ma di premiare i gallaratesi di lungo corso». Una concezione che appunto non è condivisa da Longobardi, che considera il nuovo strumento «pura propaganda».
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