L’addio di Matteo Tosi al consiglio: “Fuori dalla politica aiuterò meglio i detenuti”
L'esponente di Busto Grande spiega perchè ha deciso di lasciare il posto a Paolo Efrem e gli obiettivi che si pone come garante dei detenuti della casa circondariale

L’intervista a Matteo Tosi, consigliere comunale dimissionario di Busto Grande e garante dei detenuti della casa circondariale. Ci ha spiegato perchè ha fatto questa scelta e quali obiettivi si pone.
Perchè ha ritenuto di dimettersi per svolgere meglio il ruolo di garante dei detenuti?
Sono partito vendendo un vantaggio nel fatto di essere consigliere comunale ma questo vantaggio non si è verificato, anzi ho trovato ostacoli a causa del gioco delle parti sia da una parte che dall’altra della sala esagonale. Per questo ora mi sento completamente autorizzato a fare il garante perchè non devo più rendere conto a nessuno delle mie scelte. La politica dei giochi di schieramento non mi ha aiutato e ora spero che questa mossa sblocchi questo ruolo perchè torni ad essere libero.
La politica che ruolo può avere?
Non smetto di chiedere una mano alla politica quindi faccio la tessera del Partito Radicale per due ragioni: Rita Bernardini è stata l’unica a spingere per le misure alternative al carcere e secondo perchè sono entrato in carcere con loro e un sacco di detenuti hanno chiesto informazioni per iscriversi. Iscrivendomi voglio aumentare la credibilità della figura del garante perchè vedono nei Radicali una realtà che sta dalla loro parte. Inoltre questo partito non si presenterà più alle elezioni e quindi non farà mai parte del gioco delle parti. In questo modo non tradisco Busto Grande e il suo ruolo civico.
Cosa chiedi ai vertici di giunta e consiglio comunale?
Se il sindaco e il presidente del consiglio decidessero di fare anche loro la tessera dei radicali sarei molto felice. Sarebbe un segno di vicinanza nei confronti di queste persone che stanno in una struttura allo sfacelo. La struttura fa pena nel suo complesso, compresa la palazzina della Polizia Penitenziaria, per questo è urgente che anche l’amministrazione si prenda carico del problema e faccia qualcosa, aiutando con qualche borsa lavoro.
Di chi la responsabilità?
La colpa non è della direzione, non è dell’area trattamentale, non è degli agenti e nemmeno dei detenuti ma la realtà del carcere di Busto Arsizio è un luogo in cui i diritti non ci sono. Ora il mio ruolo è quello di far capire come funziona il carcere e che un corretto funzionamento di questa istituzione porterebbe benefici anche a chi non ci ha niente a che fare.
Come intendi farlo?
Voglio valorizzare i rapporti tra famiglie e carcerati, busserò a tante porte per avere borse lavoro, aprire laboratori all’interno, collaborare coi Servizi Sociali per farli lavorare come badanti di cui c’è un gran bisogno.
Paolo Efrem prenderà il tuo posto (qui l’articolo su di lui). Cosa gli dirai?
Paolo è un ragazzo in gamba che saprà portare avanti gli obiettivi di Busto Grande. Gli chiederò di darmi una mano con il carcere. Lo vedrei bene nella squadra di calcio, viste le sue doti di calciatore e allenatore.
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