“Si può perdere una tornata elettorale ma non il senso della democrazia”

Analisi politica del panorama italiano alla vigilia delle elezioni di Alessandro Berteotti, rappresentante del PPI i consiglio comunale

Riceviamo e pubblichiamo

Alcuni recenti fatti della politica locale e nazionale mi portano a qualche riflessione. Dapprima mi si permetta però una breve premessa. Alle elezioni amministrative di Busto Arsizio del 1997 mi trovai ad essere eletto consigliere comunale per il Partito Popolare Italiano senza esserne iscritto ed avendo affrontato la competizione elettorale solo con l’entusiasmo del neofita. Fu per me una necessità morale confermare agli elettori che mi avevano dato la loro fiducia la mia fedeltà ad un programma ed al partito, al quale mi iscrissi pochi mesi dopo. Non ho mai avuto ripensamenti o rimpianti per questa decisione, così come sono fermamente convinto che in Italia vi siano troppi partiti, movimenti e schieramenti, formati per lo più per fare confusione o per propagandare idee personalistiche. Alcuni guru ci informano che la vittoria elettorale si decide al Centro e non a Destra o a Sinistra, i cui militanti restano per lo più fissi nelle loro convinzioni. Allora non può stupire il "salto della quaglia" che il senatore a vita Giulio Andreotti decide di effettuare, passando al movimento di D’Antoni e lasciando il PPI. Personalmente sono felice di questo. Finalmente si può fare chiarezza e rivedere la storia italiana ricomporsi per quello che è ed è stata. Non sfugge all’osservatore attento, infatti, che in queste settimane è ritornato sulla scena politica nazionale quel Partito Socialista che si richiama ancora (e forse più che mai) al "leggendario" Bettino Craxi, attraverso i suoi eredi genetici (il figlio Bobo ed il delfino di sempre Martelli); questo movimento che si richiama alla sinistra storica italiana ha scelto una collocazione a destra, aderendo al Polo delle cosiddette Libertà. Esisteva al tempo di Tangentopoli una sigla, CAF, che indicava le iniziali di tre uomini politici dell’epoca: Craxi, Andreotti e Forlani. Di quest’ultimo abbiamo perso le tracce, ma il lento scivolare di Andreotti verso la destra diventa il naturale completamento di un decennale processo di traslazione di pratiche politiche dall’iniziale centrosinistra all’attuale centrodestra, dove gli avversari di ieri diventano gli alleati di oggi. In questo modo si possono ingannare gli italiani ma non la storia. Il goffo tentativo di ricomporre la vecchia Democrazia Cristiana non funziona per una semplice constatazione: la DC è stato il primo (e l’unico vero) Polo italiano. In essa convivevano uomini di dichiarata simpatia verso la sinistra come i Donat Cattin e uomini più predisposti all’adesione alla destra, come i Fiori. I veri democristiani erano tenuti insieme dalla precisa volontà di opporsi ad una ideologia, quella comunista, per la quale nutrivano seri timori, ma anche dalla convinta adesione allo stato sociale come unica possibilità di sviluppo e progresso. Quella formula politica ha governato l’Italia per più di quarant’anni, questa attuale rischia di essere un fallimento fin dall’inizio. Perché? Per il motivo che la destra ha un padrone, il centrosinistra no. Questa è sia la forza che la debolezza della coalizione di centrodestra, aggregata più dagli interessi economici che da veri ideali. Provare per credere, ma che dire dei recenti trascorsi in Regione Lombardia per quanto riguarda il pasticcio Bertani e soci? L’elettorato che si sposta a destra è più affascinato dal successo personale del suo leader che non da convinzioni politiche. Come potrebbero infatti convivere lo spirito nazional-centralista di AN con lo spirito federal-seccessionista della Lega? Anche qui la storia ci dice che la coperta è corta, se si tira più da una parte che dall’altra si spacca la coalizione. E lo hanno dimostrato proprio nella nostra città, nei giorni appena trascorsi. Ecco allora che Walter Picco Bellazzi richiama il centrosinistra locale al suo dovere, quello di combattere unito una battaglia che non è affatto perduta, se non negli auspici di chi ci vorrebbe perdenti. Frammenti di vecchia politica cercano gloria attirando verso un finto "Centro" già spostato a destra qualche distratto elettore. Il nostro agire ci deve portare a ristabilire coi cittadini un rapporto giusto e partecipe, più serio e consapevole, non considerandoli solo per i pochi secondi necessari per il voto, ma per il rispetto che meritano, fornendo loro tutti gli elementi perché il giudizio sia dato responsabilmente e non perché orientato dai sondaggisti di parte. Si può anche perdere una tornata elettorale, ma non si deve perdere il senso della democrazia.

Alessandro Berteotti – Coordinatore di Collegio PPI e Consigliere comunale di Busto Arsizio

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Pubblicato il 05 Febbraio 2001
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