Nessuno sciopero, almeno per il momento

I sindacati mantengono alta la guardia sulle azioni da intraprendere per i duecento tagli in previsione. A cambiare le carte in tavola potrebbe essere una istanza che si aprirà la settimana prossima

"Non ci sarà nessuno sciopero" dicono dalle segreterie dei sindacati del Ccr isprese. E’ stato proclamato, così come ritirato. Lo sciopero che i sindacati dei laboratori di ricerca avevano indetto per lunedì prossimo, diciannove marzo, non ci sarà più. Ma i duecento posti, minacciati dalla ristrutturazione, continuano a mantenere in allerta i sindacati, che non escludono una mobilitazione entro la fine del mese.

Una decisione che le rappresentanze dei dipendenti del centro di ricerca avevano già preso nei giorni scorsi. Resta quindi da chiedersi il motivo di quella che si annuncia comunque una tregua. Indiscrezioni parlano dell’apertura di un’istanza, vale a dire di un tavolo di negoziazione, fra la commissione e le Osp, (Organizzazioni sindacali e professionali),

Si tratta di una squadra esperti di alto livello, composta da dodici membri designati dalla commissione e dodici in rappresentanza del personale, presieduta da un esperto conoscitore della macchina amministrativa. Nella rosa dei candidati per la presidenza di questo tavolo di negoziazione sarebbe apparso anche il nome di un ex funzionario del centro isprese, Pandolfi, ma la scelta sarebbe poi ricaduta su un altro superesperto di nazionalità irlandese.

I lavori del gruppo inizieranno la settimana prossima e dovrebbero concludersi entro luglio. Potrebbe dunque trattarsi dell’apertura di uno spiraglio sulla nube gettata dalla riforma della commissione. E i sindacati starebbero valutando il tipo di azioni da intraprendere in base al lavori che si stanno avviando. L’inserimento dei tagli al Ccr nei dossier più caldi, potrebbe calmare i rappresentanti dei ricercatori, o nel caso di una esclusione farli proseguire sulla via dello sciopero.

I milleseicento dipendenti del centro isprese potrebbero quindi incrociare le braccia, depositare le loro provette e chiudere i laboratori. Un fatto inconsueto e sintomo della crisi che l’annunciata riforma e le difficoltà a dialogare con i vertici della Commissione hanno diffuso fra i ricercatori. "Ricerca – accusano gli esponenti della Cisl ricerca – non sostenuta come in passato dall’Italia, che nella Comunità ha il compito di gestire e di essere la custode della ricerca comunitaria".

Giovanni Luigi Franchello dell’Usi (Unione sindacale di Ispra) vede gli effetti della riforma nel Ccr parallelamente a quelli nella Commissione. "La questione e’ che si vuol trasformare la Commissione in un insieme di meri esecutori e non piu’ di "militanti del processo di unificazione europeo" come invece la parte intellettuale dei sindacati di Bruxelles vogliono che rimanga – ha dichiarato Franchello – lo stesso per il Ccr: nella sua visita Prodi aveva detto che lo scopo del Ccr non era quello di fare avanzare la scienza, e avere dei premi nobel, ma di avere funzionari a pieno titolo nella Commissione, per fornire pareri scientifici e tecnici per l’ implementazione delle Politiche Comunitarie, avvalendosi delle competenze a livello nazionale, in ogni caso si vuole togliere la parte intelligente dei nostri compiti, farci diventare semplici amministratori, ricorrendo a contratti temporanei per i gradi più elevati, carriere più lente nella maggioranza dei casi, più veloci per i "solerti funzionari"."

 che andrà ad analizzare tutti gli argomenti relativi alla proposta di riforma della Commissione in materia di politica del personale. Riforma o "razionalizzazione". Come l’aveva definita Romano Prodi, presidente della Commissione europea, nella sua visita del novembre scorso al Ccr. E nella quale rientra anche la ristrutturazione dei centri comunitari per la ricerca, con i tanti temuti ridimensionamenti del personale.

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Pubblicato il 16 Marzo 2001
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