Pintus esercitò il diritto di critica
Denunciato dall'allora procuratore di Palermo Giancarlo Caselli, è stato assolto dall'accusa di diffamazione
| Francesco Pintus, ex procuratore generale di Cagliari e per anni magistrato nella nostra città dove oggi risiede, è stato assolto dai giudici di Milano dall’accusa di diffamazione nei confronti di Giancarlo Caselli, allora procuratore della Repubblica di Palermo, e di altri quattro pubblici ministeri dello stesso ufficio.
Pintus è stato assolto per avere esercitato, in una intervista al "Corriere della Sera ", il diritto di critica. La notizia è stata data dallo stesso quotidiano milanese, Francesco Pintus non ha voluto rilasciare dichiarazioni. L’11 agosto 1998 Caselli e i suoi collaboratori arrivarono a Cagliari da Palermo per interrogare il magistrato Luigi Lombardini in relazione a vicende di sequestri ; nell’intervallo tra la deposizione e l’inizio di una perquisizione Luigi Lombardini si suicidò. Fu uno shock terribile non solo per gli ambienti giudiziari cagliaritani, ma per tutta la Sardegna dove Lombardini era stimato per la sua formidabile azione, durata anni, sul fronte dei sequestri, piaga dell’ isola. Francesco Pintus non era amico intimo di Lombardini né con lui aveva uno stretto rapporto di lavoro, ma ne conosceva l’integrità e fu forte la sua reazione dopo il tragico evento : a Carlo Bonini che lo intervistava per il " Corriere " dichiarò: " Bisogna che si sappia che Lombardini è stato oggetto di un’aggressione senza precedenti. Che da anni la Procura di Palermo ha aperto la caccia nei nostri uffici giudiziari. Che questi sono i metodi. Sono venuti in cinque. Lo hanno sentito per sei ore. Bisogna finirla." " Finirla con cosa? " aveva replicato Caselli collegandosi all’ispezione ministeriale che aveva rilevato che non vi era " nulla da eccepire sotto il profilo formale" in ordine all’interrogatorio di Lombardini. Partì la querela per diffamazione, il processo, che è durato a lungo, si è svolto a Milano, sede del giornale. Francesco Pintus nel corso delle udienze ha precisato di non avere mai voluto riferire a Caselli e alla Procura palermitana le sue valutazioni relative all’"aggressione" subita da Lombardini, ma a colleghi sardi del giudice; Pintus ha però ribadito la sua aspra critica non a Caselli, ma " a un certo modo di conduzione dell’inchiesta." La Pubblica accusa ha chiesto la condanna di Pintus a 5 milioni di multa, l’assoluzione di Bonini e del direttore del "Corriere", Ferruccio De Bortoli, chiamato a rispondere di omesso controllo: bisognava dare atto – ha detto il pm – della correttezza del testo e della collocazione nella stessa pagina del giornale di un’altra intervista di segno opposto e di pari evidenza. Il giudice ha assolto anche Francesco Pintus. E’ possibile che contro la sentenza la Procura milanese e le parti civili ricorrano in appello. E qui allora è opportuno ricordare il mostro giuridico partorito tempo fa dai parlamentari, per i quali anche molti giornalisti con entusiasmo fanno battaglie politiche. Il Parlamento come "omaggio" alla nostra categoria, modificando la legge, ha stabilito che se per il reato di diffamazione si viene condannati esclusivamente alla multa e non al carcere, non si può più ricorrere in appello,ma solo in Cassazione dove è noto che si fanno valutazioni di legittimità e non più di merito. Il ricorso in appello è correttamente rimasto per il pm e le parti civili.Ed è giusto che sia così. |
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